Stefano Piperno
2 minuti per la letturaNICOTERA (VIBO VALENTIA) – Il 19 giugno 2018 veniva barbaramente ucciso Stefano Piperno, docente presso il CAS (centro migranti, ndr) di Nicotera.
Il suo cadavere, irriconoscibile, sarebbe stato poi ritrovato in un terreno dentro un’autovettura incendiata (LEGGI).
Le indagini, coordinate dal P.M. Dott.ssa Filomena Aliberti, individuavano come autori dell’omicidio Francesco Perfidio ed il figlio Ezio. Ora, i genitori del giovane, il Professor Gregorio Piperno e la moglie Gina Pagano, non trovano pace da quando, il 21 novembre 2019 per la precisione, il Giudice per l’udienza preliminare, a loro avviso «incomprensibilmente», condannava quest’ultimo a trent’anni di reclusione (LEGGI). Una conclusione, questa, ritenuta contraddittoria e non conforme alla legge dalla famiglia del giovane ucciso, determinata a far valere le proprie ragioni in ogni opportuna sede.
Il professore Piperno, che dalla morte del figlio passa giorno e notte a studiare le carte del processo, premette che «per il rito abbreviato, il Codice Penale recita testualmente che nel caso di concorso di un delitto punito con l’ergastolo, con uno o più delitti che importano pene detentive temporanee per un tempo complessivo superiore a cinque anni, si applica la pena dell’ergastolo con l’isolamento diurno per un periodo di tempo da due a diciotto mesi».
Il docente nicoterese rileva, inoltre, che «il Gup riconosce a carico di Ezio Perfidio il reato di omicidio; l’aggravante dei futili motivi; l’autonomo reato di distruzione del cadavere e l’incendio dell’autovettura Fiat Punto con all’interno il cadavere di mio figlio».
Il papà di Stefano cita in modo praticamente testuale il codice penale: «Il reato di omicidio -prosegue- è punito con una pena non inferiore ventuno anni e l’aggravante dei futili motivi comporta la pena dell’ergastolo. La distruzione del cadavere è punita con la reclusione da 2 a 7 anni e l’incendio dell’autovettura con all’interno il cadavere è punita con la reclusione da 6 mesi a due anni. Di conseguenza, alla pena dell’ergastolo vanno aggiunti 9 anni, ovvero pene detentive temporanee per un tempo complessivo superiore a cinque anni. Perciò si applica la pena dell’ergastolo con l’isolamento diurno. E lo affermo senza tema di smentita. Le norme sono lì, a disposizione di tutti».
Gina e Gregorio sottolineano che «nessuno ci restituirà nostro figlio, ma rinunciare ad avere giustizia sarebbe come vederlo morire un’altra volta».
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