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Giuseppe Carotenuto, dal 2009, è consigliere alla Provincia nel gruppo «Calabria riformista» e questa mattina è stato arrestato questa mattina dai carabinieri con l’accusa di associazione a delinquere, truffa e peculato. Assieme a lui sono finite in manette altre due persone: Gianfranco Vecchione (52) e Giovanni Falanga (56), a cui sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Tutti, secondo quanto si è appreso, ricoprono incarichi in due consorzi di garanzia dei fondi fidi che si occupano di fare da garanti presso le banche, grazie a stanziamenti del ministero dell’Economia, per la concessione di fidi a piccole e medie imprese ed a soggetti vittime di usura.
Secondo l’accusa, i tre, si sarebbero appropriati di una parte dei finanziamenti ricevuti dalle aziende, alcune delle quali, senza il loro intervento, non avrebbero potuto beneficiare dei fidi. In alcuni casi, inoltre, si sarebbero fatti pagare delle commissioni non dovute dai beneficiari dei fidi. Complessivamente i tre si sarebbero impossessati di circa 500 mila euro.
Secondo l’accusa Avrebbero assegnato fondi antiusura sulla base di documentazione attestante il rischio finanziario, risultata integralmente contraffatta. I carabinieri hanno anche eseguito perquisizioni nelle abitazioni di alcuni dirigenti di banca. I documenti, secondo l’accusa, consistevano in lettere di istituti di credito con le quali veniva rigettata la richiesta di mutuo.
«I beneficiari – ha detto il procuratore di Cosenza, Dario Granieri illustrando i particolari dell’operazione – erano del tutto arbitrari. Scelti sulla base di criteri di natura prettamente clientelare e del tutto arbitrari. Sono state, inoltre, applicate ed incamerate commissioni non dovute, oscillanti fra il 5 ed il 10% dell’importo garantito. In molti casi i beneficiari dei prestiti hanno dichiarato di avere utilizzato i prestiti antiusura per le ragioni più svariate, fra cui l’investimento per acquisto di immobili, per favori personali o altro. Nulla di più lontano dalle difficoltà finanziarie richieste per legge».
«In un contesto quale è quello di Cosenza – ha aggiunto Granieri – dove più dell’80% degli operatori commerciali hanno denunciato, come si evince da un’indagine della Confcommercio, di avvertire il peso soffocante dell’usura, la strumentalizzazione dei fondi antiusura per fini privati integra non solo precise condotte criminose, ma rappresenta un grave vulnus alla fiducia dei cittadini nelle istituzioni».
Le indagini condotte dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura sono scattate in seguito a segnalazioni pervenute dal Ministero delle Finanze e riguardano l’utilizzazione, negli anni 2009 e 2010, dei fondi antiusura previsti dal legislatore e destinati dal Ministero dell’Economia alle piccole e medie imprese ad elevato rischio finanziario.
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