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«Attenzione, perchè sottrarre a questa parte del Mezzogiorno, così come pare stia accadendo, la possibilità di realizzare una straordinaria, specie dal punto di vista ingegneristico e tecnologico, e grande opera pubblica qual è il Ponte sullo Stretto, potrebbe significare bloccarne lo sviluppo per chissà quanto tempo!» Lancia l’allarme, dalla parte dei fautori del Ponte, il capogruppo del Pdl nel Consiglio regionale della Calabria onorevole Luigi Fedele, secondo il quale «Intorno a quest’opera, unica al mondo per progettazione e implicazioni scientifiche al punto che è stata definita l’ottava meraviglia, sono già nate, a parte gli impegni assunti, una molteplicità di preziose occasioni di studio di alta portata e occasioni di lavoro di media e bassa manifattura, tralasciando le enormi possibilità occupazionali in termini di migliaia di posti di lavoro che si originerebbero una volta iniziata e poi compiuta l’infrastruttura. Cosicchè – spiega Fedele – bloccarne adesso l’iter, vorrebbe dire mandare gambe all’aria un impegno serrato e scrupoloso che va avanti da anni». «Rinunciare adesso a tutto questo, dandola vinta a tesi demagogiche buone per far esultare parlamentari calabresi che i calabresi, dopo la loro elezione, non hanno mai visto, a mio avviso è da irresponsabili. Perciò è urgente che il Governo, composto da tecnici di riconosciuta competenza, dica con chiarezza qual è la sua posizione. Rinunciare a proseguire nell’azione di realizzazione del Ponte, di sicuro non risponde ad alcun criterio economicistico, tantomeno rientra in una prospettiva di rilancio del Mezzogiorno che, al contrario, con l’autostrada più derelitta d’Europa qual è la Salerno-Reggio Calabria ed una ferrovia da Terzo Mondo neanche sfiorata, come nel caso della Calabria, dall’alta velocità, è destinato alla dimenticanza ed alla marginalità».
«C’è da sperare, in questa congiuntura complessa e difficile per tutti – prosegue Fedele – che prevalga il senso delle Istituzioni e l’assunzione di una responsabilità affrancata dal populismo e dalla demagogia rovinosa di chi, per un’errata concezione dello sviluppo, vorrebbe impedire la costruzione di qualsiasi opera pubblica o privata, senza capire l’impatto eccezionale che un’opera come il Ponte avrebbe sull’economia generale del Mezzogiorno. Un’opera così portentosa, che segnerebbe in positivo la civiltà in cui viviamo, attirerebbe su questa parte dell’Italia del Sud l’attenzione del mondo intero e fungerebbe da catalizzatore per una filiera di altre iniziative di cui abbiamo assolutamente bisogno. Obbligherebbe, inoltre, lo Stato italiano e l’Europa stessa, a maggior ragione dopo il reinserimento del Corridoio Berlino-Palermo, a completare opere strutturali in mancanza delle quali oggi il Sud è debole e poco interessante per gli investitori internazionali».
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