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POLICORO – L’appuntamento era per le 8,15 di ieri mattina. Era tutto pronto. Gli undici consiglieri comunali di opposizione Antonio Di Sanza, Carmine Vetere e Antonio Santoro di “Policoro democratica”; Fabiano Montesano, Beatrice Di Brizio, Gianluca Marrese e Franco Labriola del Pd; Mario Vigorito dell’Udc; Pino Ferrara della Casa dei moderati e Angelo Porsia e Livia Lauria del Pdl, si sono ritrovati tutti quanti in municipio per apporre la loro firma dinanzi al segretario generale del Comune, Felice Latronico, per dimettersi contestualmente e porre fine all’amministrazione cittadina guidata dall’ex sindaco, Nicola Lopatriello.
Ora il prefetto di Matera dovrà nominare necessariamente un commissario che, come prevede la legge, con i poteri del sindaco, della giunta e del Consiglio comunale, avrà il compito di traghettare l’ente fino alle elezioni che molto probabilmente si terranno nel giugno prossimo. Una firma a testa e via. Con uno sguardo rilassato e già rivolto al futuro, l’eterogenea opposizione che dallo scorso 6 gennaio era maggioranza, da quando Pino Ferrara aveva tolto il proprio sostegno all’amministrazione, ha consumato subito dopo un un “dolce” caffè offerto dal capogruppo Pd, Marrese in un bar del Secondo piano di zona. Pd e Pdl insieme per l’ultima volta. Ora c’è la campagna elettorale. Mentre a Roma Bersani e Alfano sostengono il governo Monti, a Policoro i rispettivi seguaci hanno fatto per nove mesi insieme l’opposizione a Lopatriello. Quest’ultimo aveva riposto le ultime speranze per cercare di durare fino al 2013, data di scadenza naturale della legislatura, nell’accordo con Antonio Di Sanza e la sua “Policoro democratica”. Accordo che Il Quotidiano già lo scorso venerdì dava per “saltato” nonostante il tavolo stesse ancora in piedi ufficialmente con incontri lampo che venivano aggiornati ogni due giorni, in una sorta di stillicidio per tutti i protagonisti. La verità è che già mercoledì scorso “Policoro democratica” una derivata del Pd, aveva deciso, dopo un incontro con la propria base elettorale, di non dare alcun sostegno a Lopatriello, il quale lo scorso 12 gennaio si era dimesso proprio per favorire l’apertura del dialogo con l’amico-nemico di sempre, quell’Antonio Di Sanza che lo volle vicesindaco nel lontano 1997 anno in cui partì la sua carriera che lo ha visto tra i protagonisti assoluti negli ultimi quindici anni nella politica policorese. Ma per tutto c’è una fine a meno che Lopatriello non voglia ricandidarsi alle prossime elezioni cosa non esclusa. Alla fine se il gruppo defenestrato in massa volesse riproporsi, lui sarebbe senza dubbio il candidato naturale. Si vedrà. I dimissionari sono usciti dal palazzo di città dopo le dieci, il primo ad andare via ed a non volersi soffermare è stato proprio Di Sanza, seguito da Santoro. Tutti gli altri in una giornata di sole con oltre quindici gradi non si sono sottratti alla stampa ed ai commenti. Gli ex consiglieri di maggioranza, Marsano, Suriano, Spano, Nigro, Simone e Galante insieme all’ex presidente del Consiglio comunale, Pino Callà, ed agli (ormai ex) assessori, Ierone, Di Cosola, Carbone e Ripoli, si sono incontrati a gruppetti per i commenti a caldo. Ierone, Ripoli e Carbone erano i più sorridenti. Quantomeno all’apparenza hanno mostrato di assorbire bene “la botta”. Anche se Ierone non ha fatto mistero di non condividere il fatto che Di Sanza, a tavolo in corso, non abbia fatto neanche una telefonata per comunicare la brusca fine delle trattative. Lopatriello in municipio non si è proprio visto. Nel 2007 anche lui era tra i firmatari della caduta del sindaco di centrosinistra, Serafino Di Sanza. È la politica. Si sa. “Policoro democratica” spiegherà stamattina alle 10, nel corso di una conferenza stampa convocata per l’occasione, le ragioni del non sostegno all’amministrazione. Ma pare, che al gruppo, abbia dato molto fastidio la trattativa separata e parallela dell’ex “maggioranza” con l’ex consigliere Santoro, che da solo sarebbe bastato per mantenere l’amministrazione in piedi e mandare all’aria il tavolo e le condizioni politico-programmatiche di «sobrietà e discontinuità» chieste da Di Sanza che ha optato, anche irritato da tale atteggiamento, «di ritenere allo stato, non maturo il quadro politico per addivenire ad alleanze, persistendo l’esperienza amministrativa».
Pierantonio Lutrelli
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