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Michele Padovano ha parlato ieri mattina ai magistrati di Castrovillari, nell’ambito della nuova inchiesta sulla morte di Donato Bergamini, dei rapporti con Denis, con l’ex fidanzata del calciatore ferrarese e ha ricostruito l’ultimo giorno insieme e quella telefonata ricevuta dal centrocampista nella stanza del Motel Agip di Rende che lo turbò pesantemente.
Padovano era atteso ieri dal procuratore capo Franco Giacomantonio e dal sostituto Larissa Catella. L’ex attaccante di Pisa, Napoli, Genoa, Reggiana e Juve è considerato il teste chiave della nuova indagine che, nonostante i due processi precedenti abbiano stabilito la volontà di suicidio da parte del calciatore di Argenta, punta a provare invece che quel pomeriggio del 18 novembre 1989 sulla statale 106 a Roseto Capo Spulico Denis venne invece ammazzato. Padovano e Bergamini erano infatti molto uniti all’epoca in cui insieme militavano nel Cosenza alla sua migliore stagione calcistica. E, a detta di tutti quelli che conoscevano entrambi, il primo aveva un forte ascendente sul secondo.
«Quello che ho concretamente detto ai magistrati non vengo certo a dirvelo» ha dichiarato Padovano al “Quotidiano”, nel pomeriggio di ieri: «Ma in sostanza è quello che vado ripetendo da vent’anni. Non credo al fatto che si sia suicidato; Denis era una persona piena di vita. Non l’ho mai visto depresso, incupito».
E anche sul tema della droga – sul quale è particolarmente suscettibile vista anche la recente condanna a otto anni e otto mesi inflittagli in primo grado dal tribunale di Torino per traffico internazionale – Padovano è categorico: «Ma quale droga, né negli ambienti della squadra né nella mani di Denis. Era un ragazzo pulito».
«Poi abbiamo parlato di quella fatidica giornata, delle cose fatte». Anche della telefonata che Bergamini ricevette quel pomeriggio nella stanza del Motel Agip che i due condividevano durante il ritiro. «Sì, c’ero quando ricevette la telefonata, ma non ne abbiamo parlato. Io non gli ho chiesto niente; Denis era uno che se voleva dirti qualcosa te la diceva, senza bisogno che tu gliela chiedessi». Peccato, perché nel contenuto di quella telefonata potrebbe esserci la soluzione del misterioso caso: dopo che posò il ricevitore Denis si alzò dal letto e si preparò in fretta per andare al cinema Garden, dove lo attendeva il resto della squadra per guardare un film. Ma quel film,il ventisettenne di Boccaleone d’Argenta, non lo guardò mai: uscì, forse in compagnia di qualcuno che lo attendeva nell’atrio; e dopo quasi un’ora si trovò, con la sua Maserati e l’ex fidanzata al fianco (Isabella Internò, sentita come teste il mese scorso), sulla statale 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico: «Isabella la conoscevo ma non l’ho mai più rivista» dice l’ex calciatore. Eppure, senza però pronunciare la parola omicidio, Padovano sostiene di aver una sua idea sui fatti di quel giorno; ed è quello l’elemento nuovo che interessa alla Procura. Ma non la rivela, la sua idea, Padovano. Nel parlare della «verità dei fatti» è apparso però tranquillo, sereno. «Sarei l’uomo più felice di questo mondo – ha concluso – se i magistrati di Castrovillari riuscissero a mettere la parola fine a questa vicenda. Volevo molto bene a Denis; perciò vorrei che la verità venisse a galla». L’ex attaccante del Cosenza dai magistrati
Ricostruita l’ultima giornata passata insieme
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