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di FILIPPO MASSARO*
CI voleva la puntata del programma “Linea Verde orizzonti” da Spinoso per riscoprire che i prodotti tipici alimentari della Val d’Agri come l’ambiente rurale, il patrimonio culturale e paesaggistico sono una risorsa di gran lunga superiore al petrolio. La vetrina offerta dalla Rai, come l’attenzione riservata da Sky con la trasmissione “Piccola Grande Italia”, l’appuntamento televisivo “settimanale sulla piattaforma Sky” con le tradizioni, l’arte, la cultura e l’artigianato dei Piccoli Grandi Comuni ricchi di storia, fascino e natura per gli splendidi paesaggi internihanno riacceso un’attenzione mediatica che dovrebbe attrarre visitatori e consumatori. Vorrei cogliere questa occasione per evidenziare come i pozzi di petrolio e l’attività del Centro Oli di Viggiano sono un pericolo per la nostra agricoltura di qualità. Ci sono aziende che si ostinano a produzioni biologiche, anche se distano poche centinaia di metri di distanza in linea d’aria dal Centro Oli, che ha danneggiato produzioni pregiate in quella che una volta si chiamava contrada Le Vigne di Viggiano. E il Centro Eni continua a rappresentare un serio ostacolo ad ogni sforzo di commercializzazione. Anzi dobbiamo dire: meno male che gran parte dei consumatori non sa da dove provengono i prodotti della Val d’Agri altrimenti avrebbero serie prevenzioni negli acquisti. Macché fine ha fatto il Paniere dei Prodotti Tipici della Val Agri, con tanto di marchio pagato dall’ex Comunità Montana Alto Agri e dalla Regione con l’obiettivo di creare uno strumento di tutela dei consumatori e di salvaguardia degli agricoltori? E i bandi dei PIF (Progetti Integrati di Filiera) tanto sbandierati dall’Assessore Agricoltura Mazzocco come la risoluzione di ogni problema della Val d’Agri che fine hanno fatto? Alcuni prodotti continuano ad utilizzare nelle confezioni quel marchio che per i risultati assai modesti che ha dato non corrisponde alle spese sostenute. Del paniere fanno parte oltre alle mele, il Canestrato di Moliterno, i Fagioli di Sarconi, l’Olio extravergine di Montemurro, il Vino delle Terre dell’Alta Val d’Agri e poi ancora i Salumi, e i prodotti lattiero caseari tipici e di cosiddetta nicchia di mercato. Sarebbe ora che la Regione attraverso il piano operativo Val d’Agri investisse di più in questo settore e in quello del turismo, oltre che attraverso l’atteso osservatorio Ambientale di Marsiconuovo per garantire la tutela delle produzioni agricole e difenderle dall’aggressione delle società petrolifere. Dallo sviluppo della filiera dei nostri prodotti sarebbe possibile creare più posti di lavoro in agricoltura, attività di trasformazione dei prodotti, commercializzazione, agriturismo ed ospitalità rurale rispetto al comparto del grande “ bluff ” del petrolio”.
*Comitato Csail
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