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Il Pubblico Ministero di Cosenza, Antonio Bruno Tridico ha trasmesso alla procura ordinaria di Catanzaro tutti gli atti relativi alle indagini sui presunti esami falsi all’Università della Calabria. Oltre alle accuse di truffa e falso, anche quella di frode informatica, reato che per competenza territoriale viene trattato dalla procura catanzarese.
E così i fascicoli di tutti e settanta gli indagati (tra tutor, dirigenti di segreteria, studenti e laureati) sono stati inviati nel capoluogo calabro, dove a questo punto si decideranno le sorti dell’inchiesta concentrata sulla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo di Arcavacata. Il sospetto è che diversi studenti, con l’aiuto di tutor e responsabili di segreteria, abbiano superato gli esami senza di fatto sostenerli.
La decisione di Tridico segue quella del gip cosentino Enrico Di Dedda, che qualche settimana fa respinse la richiesta di arresto avanzata dallo stesso pm nei confronti di due dei settanta indagati, ossia una tutor e di un dirigente dell’area didattica dell’Unical. Di Dedda motivò la sua decisione parlando appunto di incompetenza territoriale.
Da qui l’invio delle carte a Catanzaro, dove però si potrebbe decidere di applicare sempre Tridico per il prosieguo delle indagini, che a Cosenza erano praticamente giunte al termine. Tutti gli indagati erano infatti stati ascoltati dal magistrato cosentino, che ha svolto le indagini insieme agli investigatori della Digos.
Le materie al vaglio del pm sono quelle di “Storia del pensiero scientifico”, “Etica della comunicazione”, “Filosofia del linguaggio”, “Bioetica”, “Filosofia della Scienza”, “Istituzioni di filosofia del diritto”, “Storia della filosofia” e “Semiotica degli audiovisivi”.
Nel corso delle indagini gli uomini della Digos hanno acquisito non solo centinaia di statini ma anche le lauree conseguite tra il 2007 e il 2010 a Lettere e che nel relativo piano di studi comprendevano le materie sopra elencate.
Secondo la pubblica accusa in questa vicenda avremmo a che fare con «atti falsi quanto ai loro contenuti relativi alle prove d’esame sostenute, ai quesiti formulati, al loro superamento, alle votazioni conseguite, nonchè alle firme del presidente e dei membri della commissione giudicatrice».
Tra le fonti di prova prodotte da Tridico ci sono soprattutto gli statini cartacei relativi agli esami sostenuti dagli studenti e le dichiarazioni dei professori, e in particolare quelle di Roberto Bondì (nel riquadro in basso), titolare della cattedra di Storia del pensiero scientifico. Non riconobbe come propria la firma apposta su uno statino, relativo al superamento (da parte di una laureanda e con la votazione di 27/30) dell’esame datato 17 luglio 2007. La segnalazione di Bondì indusse il rettore in persona, Giovanni Latorre (nel riquadro in alto), ad aprire un’indagine interna, denunciando nel contempo la cosa al procuratore capo della Procura di Cosenza, Dario Granieri. Il fascicolo fu così affidato al pm Tridico, al quale Bondì ha confermato che quella firma non era la sua.

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