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Francesco Rovito, l’amministratore unico della società Alto Tirreno Cosentino Spa è comparso ieri, davanti al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, Carmine De Rose davanti al quale ha dichiarato la sua innocenza ed ha chiarito la sua posizione spiegando il perché delle scelte fatte nelle varie situazioni contestate dal Pubblico ministero.
Per il momento, però, il Gip, agli avvocati che hanno preannunciato istanza di scarcerazione, ha fatto sapere che attende un ulteriore colloquio con il responsabile delle indagini, il procuratore capo Bruno Giordano. Sarà certamente necessario valutare nel dettaglio le contestazioni fatte all’imprenditore rendese.
L’accusa sostiene che l’indagato non abbia avuto, nel tempo, alcuna remora a “riallocare” in altre zone, dopo aver subito provvedimenti di sequestro ed ordinanze amministrative di sgombero o bonifica dei siti utilizzati in maniera illecita e senza alcuna autorizzazione. Sotto osservazione sono finite le aree, come quella di località Pantano a Scalea, o i siti di stoccaggio che le rilevazioni delle indagini definiscono “Privi di requisiti essenziali per la sicurezza e la limitazione del pericolo di inquinamento”, come nei casi di Fiumegrande a Tortora o di Piano dell’Acqua a Scalea. Troppo tempo i rifiuti sono rimasti in tali aree. L’accusa parla di una gran massa “Irreggimentata di rifiuti, di container e di strutture palesemente inadeguate agli scopi istituzionali che i Comuni concedenti gli appalti si prefiggevano in tema di raccolta, trasporto e trattamento, con ciò dimostrando un’assoluta incuranza e al contempo la costante, perenne e pervicace determinazione di proseguire nel suo intento criminale”.
Una situazione difficile che viene evidenziata, secondo l’accusa, dagli elementi raccolti dalla Polizia giudiziaria come verbali di sequestro, ma anche materiale fotografico raccolto e documentazione amministrativa reperita. Le stesse testimonianze raccolte portano l’accusa a formulare ipotesi di “Abbandono incontrollato di rifiuti da parte di titolare di impresa e smaltimento non autorizzato di rifiuti anche pericolosi”. Ed è ben ferma la posizione del Giudice per le indagini preliminari quando sostiene che: “Non emerge assolutamente allo stato alcun valido elemento in favore dell’indagato, giacché le evidenze in atti ed i contenuti degli estrinseci elementi indiziari raccolti dal Pm inquadrano in maniera quasi granitica la responsabilità di Rovito in relazione alle vicende”. E si evidenzia infine, lo svolgimento di attività imprenditoriali “In netto contrasto con norme legislative, regolamentari e contrattuali”. Si ipotizza un “Preordinato piano, studiato a tavolino dall’indagato ed applicato in concreto, al fine di aggiudicarsi gli appalti dei servizi comunali a prezzi concorrenziali rispetto ad altri offerenti”.
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