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Il corpo trovato lo scorso mese di aprile a Roma non è di Rina Pennetti, la donna 34enne di Spezzano Sila misteriosamente scomparsa il 6 ottobre del 2009. A stabilirlo, gli esperti del Ris che hanno comparato il Dna delle figlie di Rina con quello del cadavere. Quel cadavere, orribilmente mutilato, non è della scomparsa cosentina e la sorella Alba a seguito della notizia dichiara: «Ne ero certa. Ho visto il corpo e sin da subito ho escluso che potesse essere di Rina. Anche se era privo delle gambe e della testa ho capito dalle mani che non era mia sorella. Credo piuttosto sia il corpo di una giovane di 20 anni. Dall’omero, poi, si capiva che potesse essere più alta di Rina… Comunque oggi per me non è un giorno positivo. Mi sa che ha ragione il professore Bruno…». Bruno, è il criminologo al quale si è affidata la famiglia di Rina per tentare di capire cosa possa esserle accaduto, il quale nella sua relazione, consegnata al procuratore Granieri che ha poi disposto la riapertura del caso, non aveva escluso che la giovane potesse essere stata uccisa. Nello specifico il professore Bruno e il suo staff hanno ipotizzato «un sequestro di persona o un omicidio a seguito di un altro crimine violento (criminodinamica) sulle cui motivazioni (criminogenesi) si possono prevedere molte ipotesi. La più probabile – ipotizza il professore – rimane quella di un’attività estorsiva nei confronti della famiglia Pennetti, famiglia benestante proprietaria di un’azienda ben avviata in un’area di sviluppo economico relativamente basso». A detta di Bruno, considerato anche che da più tempo ormai non si hanno più notizie della giovane, il tutto fa presupporre che siamo – appunto – di fronte ad un omicidio «da parte di chi l’ha sequestrata o di chi ha inscenato il sequestro». Per il criminologo il tutto è accaduto tra Spezzano Sila e Cosenza. Ieri Alba Pennetti era davvero giù, anche se di fatto le notizie che giungono da Roma lasciano ancora spazio alla speranza: «In due anni non abbiamo avuto alcuna segnalazione attendibile. Nessuno si è fatto sentire. Non so più cosa pensare e aspettarmi da tutta questa vicenda. Mi viene da dire solo che il tutto è accaduto qui. Mia sorella non ha mai lasciato la Calabria».
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