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POTENZA – Rischia di finire dissanguata l’Avis di Basilicata. I segnali di sofferenza ci sono tutti: linea telefonica staccata in alcune sezioni a causa delle bollette non pagate, ditte che vantano sostanziosi crediti ormai indisponibili a nuove forniture (dalla benzina, alle sacche). I problemi sono comparsi da tempo e si aggravano di giorno in giorno. Fino a sfiorare il collasso, che potrebbe arrivare a breve. A lanciare l’allarme, ieri, era stato il presidente Genesio De Stefano: «A partire dal 14 dicembre – aveva scritto in una lettera – l’Avis non potrà più garantire il servizio di raccolta di sangue e plasma sul territorio regionale». La comunicazione è stata inviata al prefetto, alla Regione e ai dirigenti di ospedali e aziende sanitarie lucane. Un avviso per declinare da “ogni responsabilità di interruzione di pubblico servizio e delle conseguenze a danno di ospedalizzati politrasfusi ed emofilici”. Perché, in caso di sospensione delle attività dell’Avis, le conseguenze sarebbero gravissime. Il sistema delle trasfusioni a breve andrebbe in tilt. Gli ospedali – spiega il presidente dell’associazione – nel giro di pochi giorni, avrebbero autonomia per garantire i soli interventi d’emergenza. «Siamo pressati da fornitori e creditori», dice De Stefano. Ma perché l’associazione si trova in questo stato? Il problema è che – spiega lo stesso presidente – l’Avis non riceve i fondi che le spettano ormai dallo scorso agosto, per un totale di oltre un milione di euro. Eppure, si tratta di crediti cosiddetti “privilegiati” che dovrebbero essere riconosciuti con priorità. Risorse che, dal governo centrale, vengono trasferite alla Regione, che a sua volta le smista alle aziende sanitarie. Un recente accordo individuava come capofila l’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, che quindi ne gestisce le erogazioni. Ed è proprio qui che si è venuto a creare il grosso nodo che rischia di strangolare l’associazione: il San Carlo ha sospeso i pagamenti perché Asm e Asp non hanno ancora rimborsato le somme erogate in precedenza. La cosa va avanti da mesi. Per continuare a garantire il prelievo di sangue e plasma l’associazione ha continuato a ordinare forniture. Ma il credito dei fornitori non è illimitato e qualcuno ha iniziato a perdere la pazienza. Senza tener conto che la mancanza di liquidità ha creato difficoltà per gli adempimenti ineludibili, come il pagamento delle bollette. E così, nelle sezioni di alcuni paesi, la linea telefonica è stata staccata. «Un fatto molto grave – spiega De Stefano – In questo modo i nostri donatori non riescono a raggiungerci telefonicamente». Se poi nessuno fa più credito, neanche i fornitori di carburante per i mezzi mobili, e di sacche per la raccolta, allora il sistema delle donazioni è messo duramente a rischio. Eppure, quella della donazione di sangue in Basilicata, è una gran, bella realtà che cresce di anno in anno. Tra gennaio e ottobre 2011, a esempio, sono state raccolte 21.421 sacche, garantendo così il fabbisogno delle strutture lucane e mettendo a disposizione degli ospedali di Roma cinquemila unità. Per fortuna la lettera del presidente dell’associazione, ieri, ha sortito effetti immediati. Dopo una giornata di mobilitazione, con la consapevolezza dei rischi prospettati dalla eventuale sospensione delle attività dell’Avis, è arrivata la buona notizia: il San Carlo ha provveduto a versare sul conto dell’associazione 350.000 euro. Ovvero le cifre dovute per i mesi di agosto e settembre. Non tutta la somma spettante, ma comunque una cifra che consente di superare i problemi immediati. La sospensione, quindi – almeno per ora – è stata scongiurata. «L’arrivo di questa boccata d’ossigeno – ha commentato a fine giornata il presidente – ovviamente non cambierà strutturalmente la situazione di grave sofferenza economica in cui versa la nostra associazione, ma è un primo, concreto ed apprezzato segnale di interesse da parte delle istituzioni. Questo intervento giova soprattutto ai volontari, che ogni giorno si impegnano per garantire salute e serenità a tutti i lucani». L’auspicio rimane quindi che, nei giorni a venire, la situazione possa essere completamente sbloccata, con il versamento dell’intera somma dovuta e necessaria al buon funzionamento del servizio, che, come già ribadito, in caso contrario, produrrebbe ripercussioni gravi e immediate su tutto il sistema ospedaliero. L’Avis, infatti, garantisce agli ospedali quantità di sangue e plasma giornaliere (alle strutture di Potenza, Melfi, Policoro e Matera), settimanali e mensili. «Senza prelievi – spiega ancora De Stefano – gli ospedali non avrebbero autonomia superiore ai 10 giorni, durante i quali potrebbero assicurare solo le emergenze». Dunque, una soluzione solo provvisoria come quella di ieri, da sola non può bastare a lungo.

Mariateresa Labanca

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