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E’ la prima volta che il governatore Giuseppe Scopelliti commenta il recente arresto del consigliere regionale del Pdl Franco Morelli, sottolineando alcuni aspetti riguardanti l’altro arresto, quello del consigliere Santi Zappalà condannato a 4 anni per corruzione elettorale, e rivela altri particolari inquietanti sulle ultime elezioni regionali. Scopelliti lo fa nel corso del suo intervento alla seconda edizione del convegno “La Ferita”, organizzato dal Museo della ndrangheta e quest’anno dedicato all’area grigia della ndrangheta: «Siamo andati insieme da Fratel Cosimo – dice il governatore riferendosi a Morelli – e per uno che aveva frequenti rapporti con il mondo della Chiesa chi poteva mai scommettere una cosa del genere? E’ chiaro che ci colpisce tutti, ci lascia esterrefatti perché non c’erano elementi di valutazione che potevano farci sembrare Morelli una persona capace di flirtare con i poteri criminali».
Il governatore parla anche del caso dell’ex consigliere regionale Santi Zappalà: «Non va certo a chiedere i voti al boss un anno prima, perché in questo modo qualcosa si poteva sapere. Ma lo fa durante le elezioni. Chiede i voti, quindi, ed è legittimo ciò che poi è accaduto. Se i fatti sono accertati, bisognerebbe buttare la chiave».
Poi Scopelliti ricorda alcuni fatti accaduti nel corso delle ultime consultazioni regionali: «Da coordinatore regionale del Pdl chiesi a tutti quanti di candidare persone per bene e di attenersi al codice etico per stabilire alcuni criteri di selezione delle candidature. E quando Saverio Zavettieri e Elio Belcastro – prosegue il governatore – inserirono nelle liste persone non proprio raccomandabili lo gridai il giorno dopo su tutti i giornali. Mi fu assicurato dagli stessi che avrebbero provveduto alla loro cancellazione ma intanto dopo le mie parole una lista era pronta a sciogliersi ed io ero pronto a fare a meno dei loro voti».
Il governatore ricorda anche, oltre la sottoscrizione del codice etico, la sua richiesta ad alcuni candidati del casellario giudiziario. Ed il no secco per alcuni aspiranti, e tra questi un candidato di Cosenza che rispose in maniera incredibile, «ma mia moglie è un viceprefetto», al governatore nonostante lo stesso gli contestasse la sua parentela con un boss mafioso che poi, «Trovò poi accoglienza nella lista di Zavettieri».
Nicola Gratteri e Franco Talarico difendono gli incontri del Museo della ’ndrangheta: «No alle critiche, queste iniziative servono»
Nella sessione pomeridiana della prima giornata di seminari, organizzati dal Museo della ’ndrangheta di Reggio Calabria, sul tema “La ferita – L’area grigia della ’ndrangheta” ospitata ieri presso il Palazzo della Provincia, i relatori di spicco si sono confrontati su un argomento spinoso e quanto mai attuale: le relazioni di complicità e collusione tra cultura, economia e politica.
A discuterne sono stati il procuratore aggiunto della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri, il presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico e il direttore dell’Ufficio scolastico provinciale Vincenzo Geria.
Nessuno dei partecipanti al seminario, moderato dal docente dell’Università di Torino Rocco Sciarrone, si è sottratto a interventi sulla questione all’ordine del giorno: il recente terremoto giudiziario che ha investito la Calabria, con l’arresto del giudice Vincenzo Giglio e del consigliere regionale del Pdl Franco Morelli, accusati di avere agevolato le attività di un clan della ’ndrangheta. I commenti di Gratteri e Talarico sono stati, però, improntati a una cauta dose di ottimismo, forse anche perché la platea era composta dai ragazzi delle scuole e il tema da sviscerare riguardava “Società e agenzie educative”.
Fatto sta che la frase ripetuta come un mantra dal magistrato della Dia e dal presidente del Consiglio regionale è stata: «Non possiamo fare di tutta l’erba un fascio». I relatori lo hanno ammesso: «C’è del marcio, è vero, ma non tutto è perduto. Possiamo ancora riprenderci, perché c’è del buono in questa terra».
Duro, in particolare, è stato l’intervento di Gratteri. «Il confronto con il mondo della scuola – afferma il procuratore aggiunto – è fondamentale. È da più di vent’anni che vado nelle scuole e continuerò a farlo. Per questo dico alle associazioni impegnate in simili attività di non lasciarsi intimorire da chi, in mala fede, tende a fare di tutta l’erba un fascio, in un momento di difficoltà di certi settori delle istituzioni, mettendo in discussione la validità di questo genere di incontri. Non fatevi intimorire da critiche e titoloni dei giornali. Non abbiamo bisogno di censori né di lezioni, specialmente da chi non ha mai dedicato un solo minuto ai ragazzi».
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