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Un viaggio assurdo quello di un detenuto calabrese che da Cagliari ha raggiunto un piccolo paese della Calabria, a 80 chilometri da Reggio, con un permesso di necessità di due ore concesso per le gravi condizioni di salute della madre.
Aveva due ore di colloquio a disposizione con la madre malata e per questo ha dovuto prender quattro aerei, effettuare un trasferimento in ambulanza e trascorrere sette ore in aeroporto in attesa del velivolo per poter rientrare a Cagliari. «Si è rinnovato, con l’aggravio della lunga imprevista sosta in aeroporto dentro un’ambulanza, mobilitata per le condizioni di salute del cittadino privato della libertà, il tour de force di un detenuto di Buoncammino e della scorta», ha denunciato Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme. «L’odissea dell’uomo, in stato di detenzione da oltre 15 anni, è stata condivisa anche dagli agenti della Polizia Penitenziaria della scorta che hanno dovuto provvedere alla traduzione. Un assurdo dispendio di energie fisiche, mentali e di denaro che poteva essere evitato con un trasferimento temporaneo a Reggio Calabria o meglio ancora applicando il principio della regionalizzazione della pena previsto dalla legge».

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