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POTENZA – «Se vogliamo lavorare e guadagnare un po’ di soldi come si deve ce ne dobbiamo andare». Chi parla è uno degli indagati finiti nel blitz di venerdì scorso contro lo spaccio di droga in città. Gli amici di Antonio Gilio lo chiamano «ragioniere» perchè è quello più bravo a organizzare i traffici della roba, ma secondo gli inquirenti se la cavava molto bene anche quando c’era da trovare i soldi necessari per andare a fare la spesa nel supermarket di Scampia. Sono almeno tre gli episodi che gli agenti della squadra mobile di Potenza sono riusciti a ricostruire sul suo conto: due furti in casa e un colpaccio sul cantiere del ponte attrezzato. È un capitolo a parte dell’operazione “Baden Powell” quello dedicato alle ruberie che per anni quelli della cricca dell’ex Parco del sole avrebbero messo a segno per finanziare i loro giri. Si parla delle imprese compiute e di quelle future. Si spiegano tecniche e stratagemmi: come rubare in casa di un familiare e come aprire una cassetta delle elemosine in chiesa. Fosse un film sarebbe una via di mezzo tra i “Soliti ignoti” e “Trainspotting”, per citare due classici. Le registrazioni delle microspie piazzate dentro le auto utilizzate per andare nel napoletano hanno svelato tutto questo, molto di più delle intercettazioni telefoniche. C’è la voglia di farsi un buco e quella di insaccarsi qualche euro in più. Non è chiaro se quando Gilio dice «dobbiamo andare» parla di un colpo da mettere a segno, eppure la ricerca di qualcosa da portare ai compro oro o al centro demolizioni che raccoglie il rame per 3 euro al chilo non si fermava mai. Francesco Abascià è stato intercettato mentre girava con i fratelli Antonio e Francesco Mori attorno alla villa del marito della sorella. «Casa mia cose non ce ne stanno. D’oro e cose. Quindi devono stare per forza là». Spiega agli amici che non sanno a casa di chi stanno andando. «Non mi dite niente. Mi sento già una merda per favore». Antonio Mori, forse per fargli coraggio, gli racconta del colpo messo a segno con Gilio tempo prima. «Abbiamo preso quindici grammi d’oro». L’unico problema è che all’interno della recinzione ci sarebbe un cane cosi desistono dal loro programma («Allora – si promette Abascià – devo venire in questi giorni e me lo devo fare amico»). Francesco Mori coglie l’occasione per raccontare di quando sarebbe andato con un tale Donato e un tale Danilo all’alberghiero. Il fratello chiosa: «Hanno rubato i computers». E già che c’erano l’autore del colpaccio si vanta pure di aver «spaccato tutto». Gli specialisti del rame, oltre a Gilio sarebbero stati Giovanni Tedesco, Francesco Sabia, Giuseppe Calabrese e Laviero Salvia. Questi ultimi di fatto la sera del 21 dicembre del 2009 sarebbero stati fermati da una volante in viale del Basento e avrebbero cercato di giustificarsi dicendo che quei 50 chili di tubi di rame li avevano trovati in una scarpata. Dai «canali del ponte attrezzato» Gilio e Tedesco sono accusati di aver ricavato 200 euro, quindi avrebbero portato via qualcosa meno di settanta chili. Poi ci sono le macchinette per il caffè e i distributori di snack negli uffici più affollati. Il 19 gennaio del 2010 gli investigatori hanno registrato una conversazione nell’auto di Francesco Sabia mentre si organizzava con Gilio, Salvia e Francesco Bochicchio per razziarne «tre o quattro in un pomeriggio». «Vado nelle scale, svuotiamo tutto nelle tasche e andiamo a fare un’altra macchinetta». Spiega Bochicchio. «Poi il caffè se lo possono sempre prendere (…) Se ne accorgeranno quando vanno ad aprire che non trovano (…) ne facevo due o tre al giorno». La tecnica è semplice: pinza e cacciavite per scassinare, più un sacco nero che è meglio delle tasche per raccogliere la refurtiva senza lasciare niente indietro. Gli obiettivi erano l’ospedale («che là avevano pure i soldi di carta», racconta Laviero), la motorizzazione e la biblioteca provinciale. Il piano sarebbe andato a monte soltanto perchè non Salvia e Bochicchio non sarebbero riusciti a forzare un lucchetto di sicurezza. Qualcuno forse era passato prima di loro e i proprietari delle macchinette avevano adottato della nuove contromisure.
lama
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