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POTENZA – Sono agli arresti da ieri mattina Antonio Basile, Andrea Carriero, Domenico Capoluongo, Romeo Felitti e Giuseppe Robilotta. Sono accusati di aver messo in piedi un’organizzazione che negli ultimi quattro anni avrebbe spacciato migliaia di valori bollati taroccati: marche da bollo, e soprattutto certificati unici di pagamento. Il blitz degli uomini del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza è scattato per ordine del gip Tiziana Petrocelli che ha accolto le richieste avanzate dai pm Annafranca Ventricelli (in servizio a Matera da tre settimane) ed Eliana Franco.
L’operazione soprannominata “Pronto bollo” ha preso il “la” nel 2009 da una segnalazione dell’Agenzia delle entrate. Alcuni funzionari stavano controllando la corrispondenza dei codici di una serie di marche, a corredo di ricorsi alla commissione tributaria, quando si sono accorti di un’anomalia. Quei codici risultavano sconosciuti al database centrale della stessa Agenzia dove vengono registrati tutti i valori emessi dai rivenditori autorizzati sul territorio nazionale. Così è partito un esposto dettagliato in procura, e dato che i ricorsi alla commissione tributaria risultavano presentati tutti dalla stessa persona, un commercialista, è bastato sentirlo per arrivare al primo degli spacciatori: Andrea Carriero, il titolare del bar K2, a cento metri di distanza dalla sede della Regione.
Nei mesi successivi gli investigatori hanno effettuato una serie di controlli e intercettazioni. Spulciando tra le pratiche di quasi tutti gli uffici del capoluogo hanno scoperto migliaia di falsi. La stima è al ribasso perchè altrimenti il rischio è che non sarebbe bastata una vita. Di fatto stando all’accusa l’affare sarebbe andato avanti per almeno quattro anni, durante i quali le tecniche anticontraffazione si sono evolute e di pari passo le abilità degli autori di quei tarocchi tali e quali. Ad esempio per superare il problema del controllo di corrispondenza con il database centrale dell’Agenzia dell’entrate i falsari sarebbero passati dalla “lavatura” dei tagliandi alla loro “clonazione”. Ma per far questo avrebbero avuto bisogno della collaborazione di alcuni rivenditori autorizzati e qui entra in scena Antonio Basile, che è il titolare del tabacchi e valori bollati al pian terreno del Palazzo di giustizia. Dal momento che sulle marche “clonate” depositate nelle cancellerie del foro potentino c’era sempre il codice identificativo della sua rivendita, ricopiato centinaia di volte, gli investigatori sono arrivati a lui. Quindi al suo fornitore, Domenico Capoluongo, e a un altro spacciatore infiltrato tra gli impiegati della Camera di commercio, Giuseppe Robilotta. Chi forniva il fornitore? Una vecchia conoscenza degli uffici della procura di Potenza, Romeo Felitti, imputato di associazione mafiosa nel processo Iena2 assieme agli uomini dello storico clan Martorano. A quanto ammonta il maltolto dalle casse dell’erario? La somma accertata non è eclatante: meno di 100mila euro. Ma per sicurezza, ai fini di un’eventuale confisca, ieri mattina i militari delle fiamme gialle hanno messo i sigilli sia al bar rivendita K2 che al tabacchi del Tribunale, oltre alla casa di Andrea Carriero.

Leo Amato

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