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POCO importa se la chiesetta di paese, magari persino arroccata sui monti, è frequentata da solo due signore anziane, che ancora ci entrano per ascoltare messa. «Per il peso di identità che conserva, quella chiesetta ha lo stesso valore della Sfinge». Perché è in luoghi simili, lungo certi versanti diroccati, che si nasconde – spesso poco conosciuto agli stessi lucani – il patrimonio di questa terra. Lo stesso che l’istituto per i Beni archeologici e monumentali del Cnr e il Quotidiano della Basilicata hanno deciso di adottare, individuando un monumento su cui puntare di anno in anno.
Per la prima edizione dell’iniziativa “Adotta un monumento” è stato selezionato il convento francescano di Santa Maria della Neve di Laurenzana, scelto da una commissione composta da giornalisti della testata di Paride Leporace e da ricercatori dell’Ibam, tra 29 proposte, le di cui si erano fatti carico altrettanti sindaci lucani. Ne ha viste tante di quelle chiesette, Antonella Pellettieri, direttore dell’Ibam-Cnr, che questo progetto lo aveva in testa da un po’. Un’idea di recupero del patrimonio storico e monumentale che nasce in Campania tra gli anni ‘80 e ‘90, ma che adesso, con l’esperimento lucano, si veste di originalità. E di rigore scientifico, «siamo ricercatori».
Vagliate le proposte, il lavoro di studio degli esperti del Cnr di Tito scalo (dove ieri è stato “svelato” il vincitore del progetto, alla presenza di numerosi amministratori) sarà così destinato al bel convento di Laurenzana, fondato nel 1.400, minacciato da una frana, aggredito dal cemento negli anni, trasformato in parte nel cimitero locale. La struttura, persino più antica, custodisce splendidi affreschi di epoche e autori diversi. Se ne studieranno i cambiamenti nel tempo, si esaminerà il terreno circostante, si redigerà una proposta di futura gestione e fruizione. «Tra un anno esatto – spiega Pellettieri – consegneremo all’amministrazione un opuscolo con lo studio portato a termine». L’auspicio è che, poi, l’ente possa mettere a frutto il percorso. Ed ecco l’altro snodo dell’iniziativa. In tempi di crisi economica e ristrettezze per gli enti locali, con i sindaci stretti «tra bilanci risicati e continue pressioni della cittadinanza», c’è bisogno di competenze, certo, ma anche di «creatività». L’appello di Leporace è alla «passione sociale», al continuare una «battaglia significativa». Anni dopo le battaglie in difesa del paesaggio italiano de “Il Mondo” di Pannunzio, il Quotidiano ha raccolto la sfida di una stagione di «zelo, cura e passione». Non è un caso che la commissione abbia scelto secondo due criteri fondamentali: lo stato di degrado del monumento e la «scarsa conoscenza» che se ne ha, nonostante il suo «alto pregio storico-artistico». A proposito di identità da recuperare.
Il convento francescano di Laurenzana sarà oggetto, nei prossimi mesi, di uno studio storico; si passerà poi alla fase del monitoraggio del sito (con tanto di analisi degli scenari sismici storici) e alla “radiografia” degli affreschi. Due le fasi finali, come spiegato dal direttore scientifico del progetto, Canio Sabia: da un lato la pubblicazione dei risultati dell’indagine, dall’altro una proposta di utilizzo e valorizzazione del sito.
Questo «regalo» da parte di Ibam e Quotidiano è un po’ stato fatto anche a Irsina o Tursi, Tito o Forenza. L’applauso che ha accolto la proclamazione è la testimonianza che, in fondo, la consapevolezza è di tutti. C’è da rimboccarsi le maniche («E poi, dobbiamo convincerci – cittadini e amministratori – che il nostro patrimonio è di pregio», ha detto Domenico Giovanni Urga, sindaco di Laurenzana). Lo sanno bene i sindaci che chiedono aiuto anche alla stampa per valorizzare luoghi, che si appellano agli istituti di ricerca per tutelare siti di pregio, che si impegnano a fare rete. A patto, però, di cominciare a valorizzare al proprio interno «la competenza che anima tanti giovani archeologi, restauratori, storici, che conoscono – dirà durante il dibattito, a fine giornata Stefano Del Longo, ricercatore Ibam – il territorio lucano». Quel patrimonio che «ha lasciato a bocca aperta di meraviglia quanti, forestieri, hanno imparato ad amarlo, attraversandolo in lungo e largo».

Sara Lorusso

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