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E’ stato ucciso con cinque colpisparati alla nuca, una vera e propria esecuzione, compiuta nelle campagne pre aspromontane. Vincenzo Sgabellone, 31 anni bracciante agricolo e consigliere comunale di maggioranza a Samo è stato assassinato nella serata di sabato, ma il cadavere è stato ritrovato solo ieri mattina dai familiari della vittima.
Sgabellone, infatti, come ogni giorno anche sabato pomeriggio aveva lasciato la casa dei genitori per raggiungere un podere di contrada Scorizzi, una zona isolata al confine fra i comuni di Samo e Ferruzzano, ed accudire agli animali di famiglia. Li ha trovato la morte. L’assenza prolungata del giovane, sulle prime, non ha preoccupato i familiari che, solo ieri mattina, nel non vederlo ancora a casa si sono prodigati nella sua ricerca. Sono stati proprio i parenti del giovane consigliere comunale a ritrovare il cadavere steso sul selciato. E’ stato uno zio di Vincenzo Sgabellone a contattare i carabinieri al numero di emergenza e ad attivare il protocollo investigativo.
Sul luogo del delitto, in contrada Scorizzi, i militari della stazione di Samo, quelli del Nucleo investigativo del Gruppo Locri, coordinati dal colonello Giuseppe De Liso e diretti sul posto dal maggiore Alessandro Mucci e gli specialisti della quarta Sezione investigazioni scientifiche di stanza presso il comando provinciale dell’Arma di Reggio Calabria.
L’esito delle prime indagini, seguite dal pubblico ministero Cosentino, ha permesso di chiarire la dinamica dell’omicidio. Vincenzo Sgabellone è stato attinto da almeno cinque colpi di pistola calibro 7 e 65. I proiettili, di cui solo il primo esploso a distanza di tiro dal giovane di Samo, lo hanno raggiunto alla testa da pochi centimetri, sfigurandolo. Si ipotizza che il fatto di sangue possa essere maturato in un contesto di criminalità organizzata. Il corpo di Vincenzo Sgabellone giaceva senza vita a pochi metri dalla propria autovettura, riverso su di una strada in pietrisco e terra battuta. Sul posto sono state recuperate le ogive esplose dalla pistola dell’assassino che, ora, saranno passate al microscopio comparatore al fine di individuare eventuali coincidenze con altri episodi di cronaca che si sono registrati nell’area.
Il killer prima di allontanarsi dalla vittima e dal luogo dell’omicidio, si è preoccupato di dare alle fiamme l’autovettura della vittima, una Mitzubishi L200 di proprietà del padre Salvatore ed in uso al giovane consigliere comunale di Samo, come se volesse cancellare con il fuoco delle tracce compromettenti. Il killer, quindi, potrebbe aver viaggiato fianco a fianco con la propria vittima. Proprio questo particolare ha incuriosito gli investigatori dell’Arma. I carabinieri, infatti, non escludono a priori la possibilità che l’assassino di Vincenzo Sgabellone possa aver raggiunto contrada Scorizzi proprio a bordo dell’autovettura della vittima o che sulla stessa potesse essere custodito un indizio fondamentale per l’identificazione del sicario. In queste ore, poi, i carabinieri sono impegnati nello scandagliare la vita di Vincenzo Sgabellone e, soprattutto, le ultime ore trascorse dal giovane ancora in vita. Il pm della Procura di Locri potrebbe disporre l’autopsia sul cadavere del bracciante agricolo 31enne. La fedina penale del consigliere comunale di Samo era pulita. Per tutta la giornata di ieri, infine, si sono susseguiti gli interrogatori di parenti ed amici di Vincenzo Sgabellone e le perquisizioni su tutto il territorio di Samo.

IL SINDACO DI SAMO: “IL NOSTRO NON E’ UN PAESE DI MAFIA”
Il primo cittadino di Samo, Giuseppe Bruzzaniti, è intervenuto a seguito dell’omicidio del consigliere comunale di maggioranza Vincenzo Sgabellone sottolineando: «Il nostro non è un paese di mafia, non vogliamo che sia etichettato come tale».
L’omicidio che ha destato allarme nel piccolo centro del Reggino, in un comune dove sta già lavorando la commissione di accesso per verificare possibili condizionamenti malavitosi nell’azione amministrativa.
Tutto questo mentre non è ancora chiaro il movente dell’omicidio del giovane consigliere che non aveva precedenti. L’autovettura intestata al padre e utilizzata per raggiungere il fondo è stata incendiata, mentre anche le modalità dell’agguato lasciano immaginare un’esecuzione in piena regola. Nessuna pista è al momento esclusa, ma il modus operandi dell’agguato sembra essere direttamente collegato a un’azione della criminalità organizzata.

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