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Amedeo Preziosi

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Lui non ama tenere i conti, dice di non badare alle cifre, ma 2,37 milioni di iscritti su YouTube e 1,6 milioni di followers su Instagram sono i numeri del suo successo. Quelli con cui ha fatto saltare il banco del web, imponendosi come uno dei più noti youtubers italiani. Ma per Amedeo Preziosi, 23 anni, della provincia di Milano, non è ancora abbastanza. Nel 2017 all’apice del successo come youtuber cambia tavolo e punta sulla musica. Insieme a Riccardo Dose e Simone Paciello, anche loro noti creators, lancia nel web Scusate il disagio, tormentone di musica elettronica, critica scanzonata dei meme in voga sul web, che riscuote subito il boom di visualizzazioni. Il ragazzo si fa notare da Fedez e entra nel clan del rapper talent scout, dando il via alla sua nuova carriera, questa volta di cantante. L’ultimo singolo è storia attuale: il 10 luglio Amedeo Preziosi è online con Liberty City, brano pop sulle bellezze del Belpaese, con cui le canta a chi, nell’estate della pandemia si lamenta di non poter spiaggiare all’estero. Per lui, il lockdown è stata un’esperienza importante. In isolamento ha festeggiato la ricorrenza del giorno che ha segnato per sempre la sua vita: quel 22 aprile 2010 quando a 13 anni volò giù da una finestra. Invece di morire bambino, la vita gli è rimasta ostinatamente attaccata addosso. Nei quattro lunghi mesi in cui ha lottato, immobilizzato su un letto, la voglia di vivere come una frenesia ha cominciato a scorrergli dentro. Dall’ospedale è uscito sulle sue gambe, deciso a riprendersi la sua adolescenza e tutto quel che c’era da prendere. Così ha imboccato la strada di YouTube.

Amedeo, partiamo da quel 22 aprile di dieci anni fa, quando hai rischiato di morire.

«Sono trascorsi dieci anni, ma per me, ancora no. È come fosse successo ieri. Sono caduto giù da una finestra, due piani e mezzo, un incidente. Se sono vivo è praticamente un miracolo, i medici, allora, dissero proprio così. Il ricordo di quell’esperienza l’ho anche condiviso con i miei followers: riportai fratture multiple al calcagno sinistro e a 3 vertebre lombari, dio evidentemente era di buon umore e mi evitò la paralisi. Mi ritrovai su una barella spinale a 13 anni con la schiena di un 70enne in meno di un secondo, solo 12 giorni dopo sarebbe stato il mio compleanno. Tra test neurologici, operazioni e anestetici, passai molto tempo con me stesso ed ebbi modo di pensare, pensare a come colmare quel vuoto di insoddisfazione che sentivo dentro di me».

È stato in ospedale che hai deciso di aprire il canale web?

«Sì. Dopo aver trascorso tutto quel tempo a fissare il soffitto con i dolori che mi attraversavano il corpo, ho pensato che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa di bello, regalare delle emozioni agli altri. E il mezzo, era il web. Così il 29 maggio del 2010, a 14 anni appena compiuti, dalla mia stanza del San Raffaele di Milano ho aperto un canale Youtube. ll giorno dopo sono stato dimesso. Dentro di me avevo il mio piano, ero convinto che ce l’avrei fatta a conquistarmi un pubblico. Certo, sapevo che uno non si può aspettare di sfondare subito, ma sapevo anche che era solo una questione di tempo. Prima o poi la mia roba sarebbe piaciuta. In testa, avevo solo quello».

E la scuola?

«Quell’anno, feci l’esame in sedia a rotelle. Ma a me della scuola non fregava niente. Negli anni successivi ho cambiato un sacco di istituti: prima l’artistico, poi lo scientifico, quindi il professionale, alla fine ho strappato il diploma triennale da meccanico. Stavo in classe con gente che voleva fare il saldatore. Per me invece era l’ultima spiaggia per non rimanere col diploma di terza media».

Odiavi studiare, ma proprio dalla scuola hai tirato fuori la galleria di personaggi che ti hanno portato al successo su YouTube.

«Sì, tutta quell’esperienza sui banchi mi ha fatto conoscere un sacco di gente. Fumagalli tossico con la vocina, il bullo, appartengono alla realtà, sono gente che c’è davvero sui banchi di scuola. Per questo le mie parodie sono piaciute. Perché sono vita vera».

Andavi male a scuola, stavi sempre su YouTube: eri un ragazzo complicato. I tuoi come l’hanno presa?

«L’hanno vissuta male. Mia madre è professoressa di chimica, mio padre geometra, mette le antenne, fa i sopralluoghi. Mia sorella è una che studia, ora sta in America. Io invece ero tutto diverso, non c’entravo niente. E tutti i consigli, le discussioni, come me erano un buco nell’acqua. Non capivano che cosa stessi facendo, ed erano preoccupati. Ma alla fine hanno visto i soldi e tutto è cambiato: hanno capito che avevo ragione io. Però, c’è stato quel momento in cui ho lasciato la scuola, che per loro è stata veramente dura».

Quando hai mollato la scuola?

«Il fatto è che non volevo sprecare la mia vita a fare qualcosa che non mi piaceva: avevo 19 anni e ancora studiavo. Abitavo a Melegnano e mi alzavo alle cinque e mezza del mattino per andare a scuola a Milano, quarto anno di meccanica. A metà anno ho capito che stavo buttando gli anni più belli della mia vita. Intanto, all’intervallo dalle lezioni i ragazzini venivano da me chiedendomi l’autografo, un selfie con loro. Allora, mi sono detto: resto a casa e faccio quello che so fare e che ho sempre voluto fare. Così sono rimasto col diploma triennale da meccanico e mi sono messo a fare la mia roba su YouTube a tempo pieno. Non stavo mica con le mani in mano, lavoravo sodo».

Le tue parodie alla fine hanno conquistato migliaia, poi più di un milione di followers.

«Dopo circa un anno, ho cominciato ad avere grossi risultati e a guadagnare, e anche bene con le serate in discoteca, le sponsorizzazioni. Per tre anni sono stato lo youtuber in testa alle classifiche di gradimento».

Però, poi il tuo interesse si è spostato sulla musica, perché?

«A me piace fare molte cose. disegno, canto scrivo, ma il rischio è che chi fa tutto non fa niente. Però la musica per me è qualcosa di più, la sento davvero mia: a dodici anni mi ero appassionato alla chitarra, prendevo lezioni. Allora, tre anni fa, mi sono detto: ora mi cimento in questa cosa qua. Le malelingue dicono che mi sono riciclato perché da youtuber avevo perso colpi, ma non è così. Ho mollato nel momento in cui stavo andando da Dio».

Il rapper Fedez ha deciso di produrti con la sua etichetta. Come è andata?

«Ci eravamo conosciuti durante una serata, nel privé di una discoteca, quando ancora non cantavo. Poi, esce il mio pezzo con Dose e Paciello, Scusate il disagio, fa trenta milioni di views e lui mi chiama: Ragazzi siete bravi, dai, venite da me. È iniziata così. Certo, io sono conosciuto come youtuber e comico ed è difficile far il salto a musicista. La carriera l’ho dovuta stravolgere e crearne un’altra da capo».

Come l’hanno presa i tuoi followers?

«Si sono divisi in due fazioni. C’è chi dice: preferisco i tuoi video. Chi invece mi fa i complimenti: la canzone spacca! La sfida è convincere tutti. Il problema è che con la musica non si fanno tanti soldi. Guadagnavo molto di più quando facevo lo youtuber a tempo pieno. Da cantante guadagni dalle situazioni che ne derivano, dai live, che però ora non si possono fare per via del Covid. Alla musica ci tengo davvero anche se non so neanche suonare, non so neanche i nomi delle note».

Se non conosci le note come fai a comporre le canzoni?

«Mi metto alla pianola, suono a orecchio compongo le melodie. Provo gli accordi e scopro che sono accordi che esistono».

Liberty City è nata così?

«Sì. Questo è un brano pop che sa di estate, di felicità. I brani pop girano tutti sulla stessa linea melodica, questa è una regola. Sono sempre le stesse note. Ora però sono al lavoro sul prossimo singolo, dove voglio raccontare qualcosa di mio. La musica mi piace perché è un mezzo potente, libero. E io non voglio privarmi di nulla, perché la vita è una e non si può buttare via».


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