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Il carcere di Palmi

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REGGIO CALABRIA – I carabinieri della Stazione di Oppido Mamertina hanno tratto in arresto Antonio Paiano, di 45 anni, ed il cognato Bruno Cirillo, di 40, in esecuzione del provvedimento, emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria, di revoca del beneficio degli arresti domiciliari, alla quale erano stati ammessi solo da pochi mesi e che aveva sostituito la pena detentiva in carcere nell’ambito dei provvedimenti tesi a prevenire il rischio di diffusione dell’epidemia da virus Covid-19 nelle carceri.

Paiano si trovava in carcere dal primo aprile 2017 perché ritenuto colpevole di tentata estorsione, mentre Cirillo stava scontando la pena detentiva della reclusione in carcere dal novembre 2015 poiché responsabile del duplice omicidio “Timpano-Mammone”, avvenuto il 27 settembre del 1999. Tra febbraio ed aprile scorsi, nell’ambito delle misure adottate per il contenimento della diffusione del rischio d’infezione da Covid-19 negli istituti penitenziari, la pena detentiva in carcere, cui erano sottoposti, era stata sostituita con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari ma, già ad inizio agosto, approfittando del beneficio loro concesso di assentarsi dal domicilio dalle ore 10.00 alle ore 12.00, luogo di detenzione degli arresti domiciliari, per «sopperire ad essenziali bisogni personali», Paiano e Cirillo hanno nuovamente dato prova della loro pericolosità aggredendo una persona.

In particolare il 5 agosto Antonio Paiano ed il figlio Rocco arrivano davanti casa della vittima ad Oppido Mamertina, a bordo di una motocross guidata dal padre, entrambi senza casco, e per alcuni minuti osservano il malcapitato che, ignaro di tutto, stava pulendo la propria auto in strada. Dopo pochi minuti sopraggiungono Bruno Cirillo ed il fratello Domenico a bordo di un’auto che velocemente lasciano parcheggiata al centro della strada, bloccando così il traffico veicolare. I quattro uomini simultaneamente aggrediscono la vittima a mani nude colpendola ripetutamente fino a quando non fuggono via per le urla di disperazione della moglie del malcapitato.

L’atto, con le modalità di una vera e propria «spedizione punitiva», denota, secondo gli investigatori, la pericolosità sociale degli aggressori, la quale si è dimostrata tuttora attuale senza far apparire un ravvedimento da parte loro. Paiano e Cirillo sono stati così portati nel carcere di Palmi.

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