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Alla domanda: «Tornerete in piazza per la prossima manifestazione?» rispondono di sì. Tutti e tre, senza esitazione. Domenico Ferrara (Sui generis), Carmela Lapadula (Forum Italiano dei movimenti per l’acqua), Marino Trizio (Città Plurale) raccontano le loro ore a Roma, durante la manifestazione che avrebbe dovuto portare in piazza la protesta degli “indignados” italiani e che invece sta passando per l’ennesimo prova di forza fra i black block e le forze dell’ordine.
Ci tengono a sottolineare che loro, come moltissimi altri, in piazza a Roma ci sono andati per protestare contro un Paese che, ormai, va sempre più alla deriva. Dagli studenti (di cui Ferrara è esponente) ai cittadini (Trizio) fino ai dipendenti pubblici e ai lavoratori (Lapadula), la voce era la stessa. Da Matera era partito un autobus che, lungo il percorso, si era unito anche agli abitanti dei centri della provincia, come Pomarico e Ferrandina che avevano immaginato la manifestazione nella capitale come la straordinaria opportunità per esprimere il proprio no, pubblicamente.
Subito dopo l’inizio del corteo, però, sottolinenano tutti e tre qualcosa ha cominciato a non funzionare. Carmela Lapadula era alla testa della lunga coda umana e non si è accorta di nulla fino a che, attraverso i cellulari, le informazioni non hanno cominciato a passare. Lei, già in via Cavour, aveva alle spalle i primi disordini, all’inizio della stessa strada. Non li ha visti fino a che l’acqua degli idranti non è apparsa in lontananza. Domenico Ferrara e Marino Trizio, che si trovavano più dietro, hanno avuto il tempo di un panino prima di vedere in lontananza l’arrivo dei black block, in forza. «Li avevano già accanto, in alcuni tratti del percorso – ricordano – la gente li scansava, qualcuni ha tentato di insultarli, ma loro sono andati avanti per la loro strada, non ascoltavano nessuno, avevano un piano prestabilito». Un progetto che, con il passare delle ore, si è chiarito fino in fondo.
La domanda di Ferrara, Trizio e Carmela Lapadula, alla fine è la stessa. «Che indicazioni erano arrivate dal ministero dell’Interno alle forze dell’ordine, per affrontare questi gruppi?».
Quell’esperienza, però, è l’unico aspetto che vogliono dimenticare. L’elemento principale è che il dissenso, in questo Paese c’è e vuole farsi sentire, pacificamente come spiega anche Domenico Ferrara che ha partecipato anche da altre manifestazioni, movimentate sì, ma mai come questa volta. Carmela Lapadula, teme solo il ripetersi di questo fenomeno per la manifestazione nazionale dei Movimenti per l’Acqua il 29 novembre. «Non accadrà nulla – la tranquillizza Ferrara – i black block non verranno».
Correre in un corteo per evitare i violenti, in fondo, serve a qualcosa.
Antonella Ciervo
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