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POTENZA – Come non concordare? Almeno in linea di principio, un po’ tutti sembrano essere d’accordo nel dire che – favorevoli o meno alle estrazioni petrolifere – se le trivelle in Basilicata «producessero occasioni di lavoro essenzialmente per aziende e addetti non lucani, sarebbe il paradosso». Ma la recente decisione della Commissione europea, che solleva le compagnie dal rispetto delle norme sugli appalti pubblici, rende più urgente la questione.
Il governatore Vito De Filippo ne approfitta e dopo un incontro con l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), invia una lettera alla Total. Dopo il paletto messo su future perforazioni («mai più pozzi, salvo adeguati ristori economici da parte del governo centrale»), De Filippo guarda alla potenzialità occupazionale del settore. Traccia la linea di separazione tra opportunità e sfruttamento.
Solo domenica scorsa, durante un dibattito organizzato a Potenza per presentare il nuovo libro del giornalista Antonello Caporale sull’affare eolico, il governatore lucano si era battuto contro il «discutismo» da pozzi petroliferi: dagli accordi del 1998, giura, nessuna nuova autorizzazione a pozzi. «Quindi, se vogliamo discutere sui possibili effetti negativi del petrolio in Basilicata, va bene – aveva detto – Ma senza falsare la realtà». L’amministrazione De Filippo – giurava ancora – non si è piegata alle compagnie, non ha concesso nulla di più, non concederà altro, se prima Roma non «sgancia un gettito straordinario».
Da ieri la battaglia si sposta sul fronte occupazionale. «Riteniamo che Total Italia, per i lavori necessari all’entrata in produzione del giacimento di Tempa Rossa, debba sfruttare tutte le opportunità offerte dalla legge per privilegiare imprese e lavoratori lucani, a partire dalla decisione della Commissione europea, dello scorso 24 giugno, che esclude dall’obbligo delle procedure gli appalti pubblici».
Ieri mattina, De Filippo, con alcuni assessori della giunta (erano presenti Agatino Mancusi, all’Ambiente, Erminio Restaino alle Attività produttive, Rosa Gentile alle Infrastrutture), ha incontrato una delegazione dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) di Basilicata, guidata dal presidente Antonio Giuzio e dal direttore generale Giuseppe Carriero. Sono stati proprio i costruttori a sollecitare un intervento. «Abbiamo già provato a confrontarci con Total – ha detto Giuzio – ma senza ottenere altri risultati, se non un generico impegno a sensibilizzare l’azienda che si aggiudicherà i lavori di costruzione. Ma ciò che chiediamo noi non è una “segnalazione”, ma di poter partecipare a queste attività, ovviamente nel rispetto della trasparenza e delle regole di mercato». E’ a questo punto che De Filippo si è armato di carta e penna e ha scritto a Total Italia. L’idea è quella di promuovere un protocollo d’intesa, per coinvolgere imprese e personale lucani, nel corso dei lavori relativi alla concessione di cui la compagnia francese è capofila. Magari proprio a partire dai lavori di realizzazione del centro oli, per i quali è prevista una spesa di 750 milioni di euro.
«Quando le compagnie vanno in altri Paesi ad effettuare le loro attività – ha aggiunto De Filippo – negoziano con gli Stati un’intesa definita “local content”, con cui si stabiliscono anche le ricadute che debbono esserci per imprese e lavoratori del luogo. L’Italia, non essendo un Paese petrolifero, su questo aspetto è impreparata – aggiunge De Filippo – ma noi dobbiamo sollecitare Total, come gli altri operatori, a sostenere l’economia di una regione che rappresenta la più importante piattaforma energetica italiana, specie in un momento di difficoltà come quello attuale. E la logica è la stessa di quella alla base del memorandum d’intesa col Governo: se l’attività estrattiva impatta sul territorio lucano, anche i benefici collegati devono ricadere, almeno in parte, qui». Vale per lo Stato, vale per le compagnie.

Sara Lorusso

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