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I conti delle aziende sanitarie ed ospedaliere non tornano, secondo il responsabile Sanità e Bilancio del Gruppo Regionale Pd e consigliere regionale per più legislature, Franco Pacenza. Nei giorni scorsi è trapelata la notizia che il debito strutturale sarebbe diminuito da 210 a 100 milioni. Una diminuzione consistente anche se tali affermazioni «non sono supportate da nessun atto amministrativo e per questo motivo segnerebbe un’assoluta continuità con il passato», commenta Pacenza illustrando i dati in sui possesso.
«Il piano di rientro, tutt’ora in fase di attuazione – spiega – è strumento obbligatorio e codificato rigidamente dalla legislazione nazionale in caso di ripetuti disavanzi in una regione. Nel caso calabrese è stato attivato per gli anni che vanno dal 2001 al 2008. Proprio l’ampiezza del periodo oggetto di piano di rientro ci ha esposto, a volte per strumentalità politica, all’essere etichettati come la regione dai “bilanci orali”». La conferma era arrivata anch dal ministro Sacconi, e questa stessa etichettatura è stata più volte ripetuta dallo stesso Presidente della Giunta Regionale.
Secondo Pacenza: «La contabilità sanitaria nella nostra regione è regolata dalla legge 43/96 che fa obbligo alle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere di presentare entro il 30 ottobre i bilanci preventivi per l’anno successivo ed entro il 30 aprile l’approvazione dei bilanci di esercizio o di rendiconto dell’anno precedente. Se non si porta a normalità tale obbligo legislativo il rischio per la nostra regione è di avere una gestione economico finanziaria della sanità fuori controllo con il rischio che questa volta salta il banco».
Attualmente la situazione, secondo lo stesso Pacenza è che «solo due aziende, Crotone e l’azienda ospedaliera di Reggio, hanno presentato, ma non approvato il rendiconto 2010 producendo un disavanzo rispettivamente di 19,7 milioni a Crotone e di soli 342.875 euro a Reggio Calabria». Per quanto riguarda invece le altre aziende sanitarie, «l’ASP di Cosenza con delibera n. 2103 del 29 luglio 2011 ha approvato il rendiconto con un deficit riferito al 2010 pari a 87,4 milioni. La stessa ricognizione sull’andamento finanziario fatta al di fuori degli strumenti naturali, che sono i bilanci, si dimostra inaffidabile, fino al punto che, pare, gli stessi uffici del dipartimento abbiano dimostrato scetticismo rispetto ai dati ricevuti».
«Emblematica è la vicenda dell’Asp di Reggio da cui risulterebbe – spiega ancora Pacenza – un avanzo di amministrazione per l’anno 2010, mentre dalle prime due trimestralità 2011 pare abbia accumulato un disavanzo di 30 milioni. Quanto, poi, al disavanzo 2010, a tutt’oggi non certificato, bisogna aggiungere il maggior gettito per entrate proprie derivanti dell’aumento, al massimo previsto, dei tributi regionali e all’inasprimento dei ticket sulle prestazioni e sulla farmaceutica. C’è da tener conto che il disavanzo 2010 dovrà comunque essere ripianato dal bilancio regionale».
Probabilmente per ridurre il deficit bisogna incidere sulla migrazione sanitaria che in passato era di 238 milioni: «Su questo fronte i dati sono preoccupanti. Secondo i dati del ministero – conclude – nel 2010 sarebbe aumentati di ulteriori 10 milioni. Ne sapremo di più nella riunione del 12 ottobre del tavolo Massicci».

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