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ALL’INIZIO chiedeva soldi Giovanni Bollettino. Le sue vittime le sceglieva così, e una volta che gli avevano concesso un prestito l’unica maniera per sperare di avere i soldi indietro era fidarsi ciecamente di lui. Entrava in scena la sorella Ida. Proponeva di scambiare quel credito con un finanziamento di gran lunga superiore. Solo se si è messi davvero alle strette si può accettare una cosa così, ma questo lui lo sapeva già, altrimenti avrebbe scelto qualcun’altro. Ida pretendeva delle garanzie, degli assegni perlopiù, e in breve tempo quel credito iniziale si trasformava in interessi da pagare. Comiciava a lievitare, fino a ridurre sul lastrico il povero malcapitato.
Con l’accusa di usura ed estorsione ieri mattina Giovanni Bollettino è stato arrestato e condotto nel carcere di Betlemme. Con lui la sorella che è stata rintracciata ad Ancona, ma è residente da diversi anni a Brescia. Mentre una terza persona, Goffredo Guarino, resterà agli arresti domiciliari. Tra i destinatari dell’ordinanza di misure cautelari c’è anche un ingegnere di Bitonto, ma non c’entra nulla con Bollettino.
Giovanni Tribuzio aveva preso di mira due imprenditori di Potenza, Antonio Paciello e Giuseppe Lasala. Su un prestito di 140mila euro riusciva a farsene restituire fino a 170mila meno di un mese dopo. Il consulente incaricato dalla procura ha stimato che un tasso di interesse superiore al 1.300% all’anno. Teneva persino una strana contabilità di quei movimenti di denaro, che gli investigatori sono riusciti a sequestrare facendo irruzione nel suo studio.
Bollettino avrebbe fatto anche peggio. In un’occasione a fronte di un prestito di 2.500 euro se ne sarebbe fatti restituire 8.200 sei mesi dopo. All’anno fa il 3.219% di interesse. Per uno che gestiva il negozietto due vetrine dopo la sua gioielleria, che in realtà è intestata alla moglie, nel salotto cittadino di Piazza Sedile. Gestiva, perchè a un certo punto si è deciso a denunciare, e a marzo di quest’anno “The Dude” di Luca Lancieri ha chiuso i battenti (vedi box sotto). Diversa la vicenda di Saverio Sangregorio.
Pensionato, con il vizio del gioco d’azzardo, si era fatto accalappiare facendo acquisti per le nipotine. Dietro gli sconti di Bollettino ci sarebbe stato il tentativo di conquistare la sua fiducia e sarebbe entrato nel vortice dell’usura. Da un prestito di 15mila euro a un debito di 24mila sedici mesi dopo: 48% di interessi al mese, tre costole rotte, la frattura di tibia e perone con una lesione permanente alla gamba destra.
Qui ha avuto un piccolo ruolo anche il Quotidiano. «Un contributo» lo ha definito il capo della Squadra mobile Barbara Strappato, perchè l’articolo intitolato “Lite nel rione Francioso” pubblicato il 13 giugno del 2009 è finito agli atti dell’inchiesta ed è servito agli investigatori per stringere il cerchio su Giovanni Bollettino. Quel giorno il Quotidiano, raccolta la notizia del pestaggio di Saverio Sangregorio, era riuscito a rintracciare uno dei testimoni accorsi sulla scena dell’aggressione, che aveva ascoltato la vittima indicare il nome di chi gli aveva appena spezzato tre costole, più tibia e perone. A condizione di anonimato quella frase era stata riferita e riportata nel pezzo: «È Bollettino, u’ gioielliere».
Gli investigatori conoscevano Sangregorio e il suo problema con le scommesse. Avrebbero aggiunto un tassello alla volta scoprendo quel giro di soldi con il gioielliere. L’inchiesta sul gioco d’azzardo in città avrebbe imboccato una nuova strada, anche se il nome sarebbe stato lasciato uguale. L’hanno chiamata “operazione scalareale”.

lama

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