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Un autocarro insolitamente parcheggiato all’interno del CAR Lucania, consorzio da tempo dismesso e lasciato all’incuria poiché sottoposto a curatore fallimentare ha fatto scattare nei militari dell’equipaggio della Squadra Radiomobile della Compagnia di Matera il sentore che stesse succedendo all’interno dell’ex azienda qualcosa di anomalo e ha quindi deciso di procedere ad una verifica della struttura.
I militari hanno bloccato in piena flagranza due uomini intenti a caricare sull’autocarro, munito di braccio meccanico a gru con terminale del tipo c.d. “ragno”, le putrelle ed i pannelli in ferro costituenti la pesa aziendale.
I due uomini, Mita Giuseppe di anni 54 e Pardini Pietro, 66enne, entrambi residenti nel barese e con precedenti penali, anche specifici, erano muniti di tutto quello che serviva per portare a termine il lavoro con celerità e precisione d’esecuzione; oltre all’autocarro, infatti, cui si affiancava un Ducato Maxi sempre utilizzato per il trasporto della refurtiva, i malviventi avevano a disposizione svariati attrezzi da scasso, flex e fiamma ossidrica.
L’intervento dei Carabinieri è stato tempestivo in quanto di lì a poco i due arrestati avrebbero terminato il lavoro. L’operazione dei Carabinieri ha consentito il recupero dell’intera refurtiva, materiale ferroso del peso complessivo di circa due tonnellate. Perquisiti, i due sono stati trovati in possesso di una cospicua cifra in contanti, circa 2.500 euro, di cui non hanno saputo fornire plausibile giustificazione, che potrebbe costituire il ricavo ottenuto dalla ricettazione di altro materiale già rivenduto. Al termine delle formalità di rito, entrambi sono stati associati presso il Carcere di Matera a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. I Carabinieri hanno inoltre proceduto al sequestro penale dell’autocarro ed al sequestro amministrativo del Ducato Maxi e di un’Audi A4 SW, sprovvisti di certificato assicurativo in corso di validità. L’Audi A4 SW, notata nelle vicinanze e nella disponibilità dei due arrestati che ne avevano le chiavi, è intestata ad altro pregiudicato gravinese. Proseguono le indagini per scoprire le rivendite di appoggio, la presenza di eventuali complici che abbiano fatto da pali, nonché ad accertare se gli arrestati possano essere coinvolti nei numerosi furti, specie di cavi in rame, verificatisi in quella zona.
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