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di MARIO MAIOLO
Nel dicembre 2007 la Commissione europea promuoveva a pieni voti la Calabria, approvando il Por Fse 2007-2013. Un grande successo per la nostra Regione, un risultato importante che premiava un lavoro complesso e ampiamente concertato tra la Regione Calabria, le Parti Sociali e le Rappresentanze Istituzionali. Un Programma a sostegno di una politica che guardava ai giovani come priorità fondamentale, come motore di possibili occasioni di sviluppo per la nostra Regione; la Calabria ricominciava, dunque, dai giovani, perché l’obiettivo era quello di dare alla gioventù calabrese valide occasioni di impiego sul territorio, attraverso un rilancio dei sistemi dell’istruzione, dell’alta formazione a livello universitario e post-universitario, della ricerca, dell’innovazione. L’obiettivo era quello di rafforzare la coesione economica e sociale del territorio regionale, attraverso investimenti nel capitale umano, che miravano a creare maggiore e migliore occupazione, migliorando l’istruzione e le competenze, rafforzando la filiera di cooperazione tra il sistema di ricerca e le imprese, favorendo le fasce sociali più deboli, non solo nel mercato del lavoro, ma anche nel tessuto sociale. Risorse umane e ricerca come binomio vincente della competitività e della imprenditorialità calabrese. Quella sfida, sembra oggi, all’insegna della congiuntura negativa dell’ economia globale, e degli ultimi accadimenti politici nazionali ed europei, aver perso determinazione e forza. L’approvazione della manovra finanziaria va proprio in questa direzione, penalizza ulteriormente i giovani del Sud, non contiene misure per la crescita e l’occupazione, ed è ampiamente recessiva. E dunque, sfiduciati e senza prospettive, ecco come si presentano i giovani nel Bel Paese; se restringiamo il campo al nostro Mezzogiorno, accanto a sfiduciati e senza prospettive, potremmo aggiungere senza futuro, il che è alquanto drammatico. La crescita culturale, formativa e professionale dei giovani esalta la percezione di assenza quasi totale di meritocrazia, della inefficacia dei “mezzi personali” per costruire un futuro dignitoso, fuori dal clientelismo e dalla possibilità di attingere a qualsiasi forma di “protezione”, e concorre a suscitare la sensazione di dover stare “in una fila che non si muove mai”! Il circolo virtuoso della crescita e del lavoro va riavviato, centralizzando le forze sui giovani e le loro capacità; vanno avviati i processi dell’innovazione, in grado di formare lavoratori con competenze tecniche scientifiche e manageriali di eccellenza, che possano dare avvio allo sviluppo del territorio; investire in una ricerca coerente alle realtà imprenditoriali; promuovere forme innovative di collaborazione e di integrazione tra il sistema dell’imprenditoria e quello scolastico, includendo l’Università, come agente di un’offerta formativa di qualità, capace di rispondere ai bisogni individuali delle imprese, all’evoluzione del mercato e delle tecnologie. E’ un dovere delle classi dirigenziali e politiche nei confronti dei giovani di oggi, che possiedono un enorme bagaglio di conoscenze e che sono costretti alla “fuga”, dei giovani di domani che frequentano una scuola primaria e secondaria tra le ultime in Europa per mezzi e qualità e che rischiano di non acquisire la giusta preparazione per competere. Ai giovani di ieri, oggi e domani che hanno il diritto di confrontarsi con un sistema della Pubblica amministrazione, a iniziare da quella regionale, che deve essere riformata nell’organizzazione, nella formazione permanente, nella valorizzazione delle competenze e nella gratificazione per obiettivi. E vanno avviati anche, e soprattutto, i circoli virtuosi della legalita’, trasparenza, liberta’, valori fondamentali e imprescindibili nella P.A. e in politica, quella con la p maiuscola, quella che non scende a ricatti e sotterfugi, quella libera dalle solite e noiose logiche di cooptazione, che favorisce l’autonomia delle componenti giovanili, il vero nucleo dei partiti, quella che avvia i veri processi di trasformazione senza ricatti e imposizioni.
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