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Lunga riunione nella Prefettura di Crotone, nel corso della quale è venuto fuori l’allarme legato al rischio di possibili infiltrazioni mafiose nel parco fornitori. Ieri i dirigenti del gruppo Marcegaglia Maurizio Dottino, responsabile delle Risorse umane, e Roberto Garavaglia, ad di Eta, società proprietaria della centrale a biomasse al centro di una vertenza che ha fatto registrare la protesta eclatante dei lavoratori saliti sulla ciminiera, hanno fornito rassicurazioni circa la volontà di proseguire l’investimento, fermo restando l’esito positivo dei controlli antimafia ai quali dovranno essere sottoposti i fornitori.
Tre le condizioni per il rilancio. Primo. Verificare eventuali possibilità di deroghe a una normativa che prevede incentivi soltanto se l’approvvigionamento di materia prima avviene entro un raggio di 70 chilometri, perché nel territorio sono ben tre le centrali a biomasse e il mercato locale si sta imbarbarendo. Secondo. Il rilancio dell’attività industriale è subordinato all’esito di un accurato screening dell’attuale parco fornitori di biomasse sulla base del protocollo stipulato tra il Ministero dell’Interno e Confindustria nel maggio 2010, che prevede la possibilità, per i privati, di richiedere alla Prefettura l’informativa antimafia dei soggetti con i quali entrano in contatto. L’azienda, insomma, invierà alla Prefettura un elenco di fornitori per assicurarsi che non siano in discussione sotto il profilo della trasparenza e avere così garanzie circa la prosecuzione dell’investimento. Terzo: Marcegaglia ha bisogno di un mese per acquisire la disponibilità dei fornitori.
Intanto il presidio sulla ciminiera è stato sciolto in seguito alla verbalizzazione, sollecitata dal prefetto, degli impegni già assunti dalla proprietà. Peraltro è stata assicurata la prosecuzione della cassa integrazione qualora i tempi della verifica dovessero allungarsi.
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