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POTENZA – Due anni or sono era andata in maniera un po’ diversa. I giudici di Palazzo Spada avevano annullato le sentenze del Tar Basilicata. Il San Carlo si era adeguato, ma gli esclusi erano tornati a farsi sentire. Si erano rivolti al Tar che aveva respinto le loro richieste. Poi di nuovo dai giudici di Palazzo Spada che invece gli hanno dato ragione. A giugno il San Carlo ha cercato di adeguarsi per la seconda volta risolvendo il contratto ancora in essere, e affidando l’appalto per le pulizie e i servizi a una delle ditte escluse nel 2006. Ma dei tre concorrenti per quella gara da cinque milioni all’anno ne restava ancora uno. Così la giostra è ripartita. Nuovo ricorso al Tar e intanto richiesta di risarcimento danni al San Carlo: una cosetta da tre milioni. Solo che il Tar questa volta se n’è lavato le mani. Spetta al Consiglio di Stato chiarire il senso delle sue decisioni se non sono tanto chiare. Ne va dell’«efficienza», dell’«efficacia» e dell’«economicità» dell’operato dello stesso Tribunale amministrativo lucano, soprattutto in relazione «al principio di ragionevole durata del processo». In pratica si rischia una pioggia di ricorsi a catena, e altrettante bocciature dai colleghi della capitale. Dunque è stato stabilito.
Il ricorso dell’associazione di imprese Diemme – Smi – Pulisan è «inammissibile». La sentenza è stata depositata soltanto ieri mattina. Mancano gran parte delle motivazioni eppure riempie diverse pagine. Ripercorre per sommi capi tutta la vicenda del maxi appalto quinquennale da 28 milioni di euro che è finito al centro di tante polemiche e inchieste della magistratura (vedi articolo a fianco). Le spese giudiziarie sono state compensate «tenuto conto del contrasto giurisprudenziale sulla parte del ricorso in esame che è volta a ottenere una durata dell’appalto, che deve essere eseguito dalla società Kuadra Srl, minore di 5 anni, sottraendo da tale arco di tempo il periodo, relativo al servizio già espletato illegittimamente dall’Ati Naer Servizi Srl.-Global Cri Srl-Vivenda Spa, in virtù del contratto di appalto, stipulato il 27 gennaio 2010».
Kuadra è la ditta esclusa in prima battuta a cui lo scorso 28 giugno è stato affidato il servizio per i prossimi cinque anni. Le imprese dell’associazione Naer Servizi Srl.-Global Cri Srl-Vivenda Spa quelle del gruppo “La cascina” che dal 2006 si sono stabilite al San Carlo.
Scrivono i giudici del Tar Basilicata: «Con riferimento alla controversia in esame (esatta esecuzione del giudicato relativo all’affidamento dell’appalto dei servizi di sanificazione ambientale e pulizia, di trasporto e consegna dei pasti e di ritiro, trasporto interno rifiuti e trasporto di materiali vari) si sono svolti già due giudizi e processi, che si sono tutti e due articolati con lo svolgimento di entrambi i due gradi di giudizio e si sono conclusi con sei sentenze passate in giudicato». La delibera “last minute” sottoscritta dall’ex direttore generale del San Carlo Giovanni De Costanzo (solo una settimana prima della nomina del suo successore Andrea Des Dorides), il direttore amministrativo Antonio Pedota, Raffaele Giordano per l’ufficio economato e il direttore sanitario Agostino Pennacchia, intendeva dare esecuzione alle sentenze del Consiglio di Stato di febbraio. Di pari passo il ricorso di Diemme – Smi – Pulisan «ha dedotto in via principale la violazione e/o l’elusione» da parte dell’amministrazione resistente (l’azienda ospedaliera San Carlo, ndr) delle stesse sentenze. Perciò «non può assumere alcun rilievo» il fatto che si sia chiesto l’annullamento di quella delibera e basta.
Per i giudici del Tar la questione va inquadra nella maniera corretta che riguarda l’esecuzione di quelle decisioni. In gergo tecnico si dice che andrebbe proposto un “giudizio di ottemperanza”. Dalla loro lettura si evincerebbe che la Kuadra srl aveva già avanzato una domanda di “risarcimento in forma specifica”, che significa: «non voglio il soldi ma il lavoro». Ma il punto è contestato dai legali di Diemme – Smi – Pulisan e non è di poco conto.
In realtà di «risarcimento» nella sentenza sul ricorso presentato dalla Kuadra non si parla. È scritto che «l’accoglimento dei motivi, concernenti l’ammissione alla gara di Diemme e Naer (“La cascina”, ndr) realizza in modo pieno l’interesse principale fatto valere dall’appellante». Per il San Carlo «non pare sussistere un’alternativa al subentro», tenuto conto che Kuadra ha manifestato in maniera chiara la sua volontà con un telegramma e un sollecito in proposito. Un telegramma e un sollecito che avrebbero «formalizzato una domanda di subentro nella gestione del servizio». Ma allora che bisogno c’era di «formalizzare» se ne parlava già la sentenza?
Se non è così “domani” il Consiglio di Stato potrebbe respingere il “giudizio di ottemperanza” per inammissibilità, e la palla tornerebbe di nuovo ai giudici del Tar di Basilicata. Risultato: se andranno in porto le richieste di risarcimento per l’azienda ospedaliera San Carlo la bolletta sarà ancora più salata, perchè gli interessi non li ferma nessuno.
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