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I carabinieri di Villa San Giovanni e lo Squadrone Eliportato Cacciatori «Calabria» di Vibo hanno arrestato Antonino Morabito, 52 anni(nel riquadro a destra), già noto alle forze dell’ordine e residente a Sant’Eufemia d’Aspromonte, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palmi Fulvio Accurso, poichè ritenuto responsabile in concorso di coltivazione di sostanza stupefacente del tipo «marijuana».
Sabato scorso, i militari dell’Arma avevano scoperto una vasta piantagione di canapa, facendo scattare le manette intorno ai polsi di Santo Modafferi (nel riquadro a sinistra), 33 anni, e Nicola Romeo, 32 (nel riquadro al centro) sorpresi mentre curavano nel territorio di Sant’Eufemia d’Aspromonte, località «Pietra del Crudele», la piantagione composta da 1087 piante di altezza compresa tra 2 e 3 metri.
Il tutto in un’area di oltre 500 metri quadri ben occultata tra la fitta vegetazione, munita di un impianto di irrigazione autonomo del tipo «a goccia», che ha consentito la costante disponibilità di acqua. Al momento dell’arresto è stato sequestrato un sacco con 2,900 chilogrammi di foglie di canapa utilizzato dai due arrestati per la raccolta.
Dopo l’arresto dei due «coltivatori», le indagini dei carabinieri sono proseguite senza sosta per individuare altri responsabili dell’illecita coltivazione. Fino a raccogliere un insieme di elementi che hanno permesso di fare scattare l’arresto anche per Morabito, che durante il blitz dei carabinieri era riuscito ad allontanarsi nella fitta vegetazione facendo perdere le proprie tracce per circa due giorni. Le analisi tecniche su alcuni campioni delle piante in sequestro, eseguite dal Laboratorio analisi sostanze stupefacenti del Comando provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, hanno permesso di stabilire che le piante sequestrate possiedono un alto concentrato di Thc, il principio attivo della marijuana, pari al 3,07 per cento, con una media di 772 dosi singole a pianta, per un giro d’affari di diverse centinaia di migliaia di euro.
Il tutto considerando che il bassissimo costo della produzione. Anche per questo ai tre è stata contestata l’aggravante dell’ingente quantità che prevede il considerevole aumento della pena dalla metà ai due terzi. L’intera piantagione è stata estirpata e su autorizzazione dell’autorità giudiziaria di Palmi, completamente distrutta.

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