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ROTONDA – Immediata scarcerazione: Vincenzo Di Consoli, arrestato lunedì scorso a Rotonda, ieri ha fatto ritorno a casa. Per lui resta l’obbligo di presentazione e firma, ma il gip di Lagonegro, Lucia Iodice, ha accolto la tesi degli avvocati difensori dell’uomo, Vincenzo Bonafine e Francesco Cannizzaro, che hanno puntato tutto sulla forte esasperazione di Vincenzo Di Consoli, provato dai continui danneggiamenti ai suoi campi, a opera dei cinghiali.
Una esasperazione che, proprio nei giorni antecedenti all’aggressione, era stata raccontata sulle pagine del Quotidiano della Basilicata dal figlio, lo scrittore Andrea Di Consoli. Quest’ultimo ha raccontato il dramma del padre e dei tanti agricoltori della zona che non riescono più a raccogliere i frutti del loro lavoro a causa dell’elevato numero di cinghiali, tutelati dall’Ente Parco del Pollino.
I fatti. Lunedì, intorno alle 8 del mattino, Vincenzo Di Consoli varca la soglia dell’Ente Parco del Pollino a Rotonda. Ci sono diversi funzionari e l’uomo, agricoltore di Rotonda di 66 anni, si rivolge a Rocco Pietro Di Giorgio (addetto all’ufficio gestione dei danni provocati dalla fauna selvatica). Secondo quanto raccontato dagli stessi dipendenti anche al nostro giornale, Di Consoli ha chiesto gentilmente al funzionario alcune informazioni relativamente ad alcune pratiche avviate dall’agricoltore nel luglio scorso. Si tratta di una richiesta di indennizzo da lui presentata per i tanti danni causati alla produzione agricola.
«Mentre il funzionario – raccontano i dipendenti – si accingeva a prendere la pratica dal faldone», Di Consoli lo ha afferrato alle spalle e gli ha puntato il coltello al collo. Quindi lo ha tenuto così per lunghi, interminabili minuti. Alle urla disperate dell’uomo sono accorsi i colleghi e, poco dopo, i carabinieri della stazione di Rotonda. «L’aggressione – dicono i dipendenti – è durata circa 20 minuti e solo con l’intervento tempestivo dei carabinieri di Rotonda, guidati dal maresciallo Giuseppe Regina, si è riusciti a disarmare l’aggressore».
Vincenzo Di Consoli, fino ad allora incensurato, è stato quindi subito arrestato.
Lordine di scarcerazione Vincenzo Di Consoli, è stato denunciato d’ufficio dai carabinieri per gli articoli 336, 337 e 340 del codice penale: violenza a pubblico ufficiale (il funzionario), resistenza a pubblico ufficiale (i carabinieri) e interruzione di pubblico servizio. A ciò si aggiunga l’aggravante di aver agito con un’arma. Nella sentenza del gip Iodice vengono confermati i capi di accusa, ma viene meno la resistenza a pubblico ufficiale. Quindi confermata la violenza – lo stesso Di Consoli, in realtà, ha ammesso la sua colpa – ma si tiene conto di due elementi. Il primo: l’uomo è incensurato. Il secondo: ha agito per esasperazione. Quindi anche il gip, nella sua sentenza, sembra tener conto del fatto che i continui danneggiamenti ai raccolti, a opera dei cinghiali, hanno influito notevolmente in questa vicenda. La mancata risposta alle continue richieste di intervento, poi, hanno dato il colpo di grazia, portando Di Consoli a compiere un atto inconsulto.
Tutto ciò non toglie che viene riconosciuta comunque la gravità di quanto è accaduto lunedì mattina a Rotonda: il reato di violenza aggravata con l’uso di arma e le minacce al funzionario dell’Ente Parco Di Giorno restano un fatto inconfutabile che non trova giustificazione. E ad ammetterlo è lo stesso Vincenzo Di Consoli davanti al giudice per le indagini preliminari.
L’iter giudiziario di Di Consoli ora andrà avanti, ma per il momento l’agricoltore di Rotonda potrà stare a casa e non in carcere. Ma la sua resta una storia nella storia.
Il problema della sovrappopolazione dei cinghiali, infatti, rimane una questione da affrontare. I numerosi commenti raccolti negli ultimi giorni – e ospitati dal nostro giornale – dimostrano come in effetti per gli agricoltori quello sia “il problema”. In un’area che vive di agricoltura, infatti, alla devastazione deve essere data una giusta risposta. Anche ritrovando un clima di serenità e dialogo tra le parti che l’insensato gesto di Di Consoli ha esasperato. Le proposte messe in campo – venute fuori in questi giorni – devono trovare la giusta strada anche a livello legislativo. Se questo non sarà fatto il fallimento sarà anche dell’Ente Parco e non solo degli agricoltori che in queste ore esprimono solidarietà a Di Consoli. Come se vedessero ormai solo nella violenza un soluzione.

Antonella Giacummo

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