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Il boss della ‘ndrangheta Antonio Pelle, di 49 anni, detto «vancheddu», ma conosciuto come «la mamma», ritenuto il capo dell’omonimo clan di San Luca protagonista della faida culminata nella strage di Duisburg, è evaso dall’ospedale di Locri dove era ricoverato da cinque giorni. L’evasione è avvenuta nel pomeriggio di ieri.
Quando i medici si sono recati nella sua stanza si sono accorti che non c’era e che non era presente neanche in altri locali dell’ospedale. Pelle, condannato a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa nell’ambito del procedimento contro le cosche Nirta-Strangio e Pelle-Vottari, aveva ottenuto gli arresti domiciliari per gravi motivi di salute nell’aprile scorso su decisione della Corte d’appello di Reggio Calabria, a causa di una grave forma di anoressia.
La sua incompatibilità con il regime carcerario era stata certificata da un perito nominato dalla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, secondo il quale, in una prima fase l’anoressia era stata autodeterminata, cioè il detenuto rifiutava il cibo volontariamente, ma successivamente la malattia si era aggravata e si era manifestata nella forma classica.
Pelle, era ridotto ad uno scheletro e le sue condizioni erano gravi tanto che, in alcune udienze in Corte d’appello per l’accusa di detenzione di stupefacenti relativa alla piantagione di canapa indiana trovata nel suo covo al momento dell’arresto, Pelle era stato portato in barella. Il processo per questo reato avrebbe dovuto riprendere il 29 ottobre prossimo.
Intanto la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, d’intesa con la procura di Locri, ha avviato un’inchiesta sull’evasione del boss dall’ospedale locrese. L’indagine mira ad accertare se il boss abbia beneficiato di aiuti interni od esterni all’ospedale per rendersi irreperibile. Pelle, nei suoi giorni di ricovero in ospedale, non era sottoposto ad un piantonamento fisso. Le forze dell’ordine si recavano a fare controlli in vari momenti della giornata. Ed è stato proprio durante uno di questi controlli che è stata scoperta l’evasione.
Secondo il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri: «Durante il periodo di detenzione grazie ad alcune intercettazioni ambientali, eravamo riusciti a capire che Pelle, forse con complicità all’interno del carcere, era riuscito ad avere dei medicinali dimagranti. Di questi farmaci, però, dice Gratteri, aveva fatto uso spropositato tant’è che era stato necessario ricoverarlo all’ospedale ‘Pertini’.
Dalle intercettazioni ambientali è anche emerso che Antonio Pelle puntava “a scendere velocemente sotto i cinquanta chilogrammi, così mi mandano ai domiciliari”, rifiutando spesso il cibo.
Ottenuti gli arresti domiciliari circa un anno fa grazie al referto positivo di un gruppo di consulenti, Antonio Pelle era rientrato nella sua abitazione di contrada ‘Bosco di Bovalino’, nei pressi di San Luca, dov’era stato arrestato dai carabinieri tre anni orsono e dov’era attivamente controllato. Poi, cinque giorni addietro, il ricovero all’ospedale di Locri, e la fuga.
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