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POTENZA – Tutte le donne italiane, a breve, potranno andare in pensione solo dopo i 65 anni compiuti.
Lo stabilisce un emendamento inserito nella Manovra del governo nazionale che è stato approvato ieri sera dal Senato. Un innalzamento di 5 anni per il settore privato che mette alla pari le dipendenti pubbliche con quelle del settore privato. Con qualche “eccezione”.
Tra queste ci sarà, forse, anche Maria Antezza (in foto), che compirà 46 anni il 10 novembre prossimo e che è senatrice della Repubblica del Pd. Lei, probabilmente, percepirà la pensione per l’attività svolta alla Regione molto prima dell’età prevista dalla nuova legge. Molto prima delle sue coetanee.
Non è ancora certo, ma è più che possibile, visto che lunedì mattina c’è stata una riunione a piano terra del palazzo del consiglio regionale proprio per decidere se far partire il pre -pensionamento per Maria Antezza.
La riunione, che per motivi di privacy è stata “secretata” anche ai dirigenti regionali nonchè ai giornalisti, si è svolta a margine della riunione dei capigruppo che si sono riuniti all’inizio della settimana in corso.
Vertice in cui è stato fissato il calendario delle riunioni del consiglio (3 a settembre in sette giorni) e in cui sono state affrontate anche le questioni relative alle risorse idriche e al ruolo dell’opposizione in merito alle interrogazioni.
Ma non solo evidentemente; a un certo punto c’è stata una sorta di riunione nella riunione, alla quale hanno partecipato solo i membri dell’Ufficio di presidenza (Il presidente Vincenzo Folino, i due vice Franco Mattia ed Enrico Mazzeo Cicchetti e i due segretario Luigi Scaglione e Mariano Pici) e i capigruppo dei vari partiti che contano almeno un rappresentante nella massima assemblea legislativa regionale.
E cioè: Alessandro Singetta (Api), Nicola Pagliuca (Pdl), Vincenzo Viti (Pd), Gianni Romaniello (Sel), Rocco Vita (Psi), Nicola Benedetto (Idv), Vincenzo Ruggiero (Udc), Ernesto Navazio (Ial), Roberto Falotico (Plb) e Franco Mollica (Mpa).
Sedici consiglieri su trenta totali, insomma. E’ stato applicato il regolamento perchè a quanto pare la domanda presentata dalla senatrice Maria Antezza ha bisogno del parere (quindi del voto positivo o negativo) da parte dei capigruppo più l’intero Ufficio di presidenza.
La motivazione per cui la senatrice ha chiesto di percepire la pensione (che in ogni caso le spetterà) in anticipo rispetto ai tempi normali, è legata a una causa di servizio nei confronti dell’ente regionale per una vicenda verificatasi durante una missione al tempo in cui era presidente del Consiglio.
E’ indubbio che il fatto che Maria Antezza potrebbe diventare a breve una pensionata “baby” è notizia che fa riflettere. In un tempo in cui non passa giorno in cui alla casta viene chiesto da più parti di farsi esempio nella riduzione di stipendi e di privilegi, il caso non è un buon viatico per tutta la classe politica.
Nella riunione dell’Ufficio di presidenze allargata ai capigruppo è stato deciso di prendere tempo prima di esprimere un parere. Questo è quanto è stato deciso.
Ma la questione ovviamente non è slegata ai fatti del passato recente. E non è affatto escluso che alla fine in maniera “pilatesca” i consiglieri regionali chiamati alla responsabilità del parere possano anche esprimere parere negativo passando di fatto la “patata bollente” nelle mani degli “avvocati”. Non è escluso infatti, che la senatrice Antezza, se l’Ufficio di presidenza dovesse ancora titubare o “peggio” (dipende dai punti di vista) non dare parere positivo, possa ricorrere alla via giudiziaria. Sono ragionamenti che verranno. Se e quando dovesse avvenire. Ma è chiaro che la senatrice Antezza (tuttora in carica e quindi ben remunerata per il “lavoro” a Palazzo Madama con una cifra tutto compreso non inferiore ai 20 mila euro annui) qualche “ammiratore” dalle parti della Regione rispetto al passato lo ha perso.
Qualcuno potrebbe non votare con il parere positivo proprio per alcuni precedenti legati alla vicenda della doppia indennità percepita.
Non è un mistero, infatti che c’è chi ancora “paga” dalle parti di via Anzio per la doppia mensilità che Antezza insieme ad altri tre parlamentari in carica (i senatori Cosimo Latronico, Egidio Digilio e Carlo Chiurazzi) ottenne per circa due mesi dopo essere stata eletta al Senato.
Il fatto è noto: subito le elezioni politiche del 2008 i 4 neosenatori che erano consiglieri regionali non rinunciarono di propria iniziativa al doppio stipendio. E tre anni dopo, a marzo 2011, il procuratore generale della Corte dei Conti Michele Oricchio, ha condannato coloro che all’epoca dei fatti facevano parte dell’Ufficio di presidenza: Rosa Mastrosimone, oggi assessore, Giacomo Nardiello che oggi è un ex consigliere del Pdci, il dirigente Ferdinando Giordano, il consigliere Franco Mattia del Pdl, l’attuale vicepresidente della Regione Basilicata Agatino Mancusi (Api) e Michele Radice che è attualmente fuori dal consiglio.
Tra loro anche la stessa Antezza che all’epoca dei fatti era presidente del consiglio regionale. Per loro il procuratore generale della Corte dei conti, Oricchio ha ravvisato “aver provocato un danno all’erario, ovvero
ai contribuenti”. In pratica sono stati condannati a risarcire l’erario di una cifra pari circa a 100 mila euro perchè secondo la sentenza “permisero ai 4 neo eletti senatori di percepire due indennità contemporaneamente” per cariche non compatibili tra loro.
Sentenza che per gli altri sei “condannati” a pagare circa 15 mila euro a testo sembro una sorta di beffa. Oggi però, Antezza presenta la richiesta per ottenere il prepensionamento.
Non tutti hanno preso bene questa ipotesi seppur legata a motivi che potrebbero essere più che validi. Ma come sempre in casi simili conta più l’opportunità che la validità di regolamenti e leggi.
Senza contare che questa vicenda si interseca in un campo tutto politico. Maria Antezza, politica dei record in Basilicata, è una delle punte di diamante del Partito democratico. E’ stata la prima presidente del consiglio della storia della Basilicata. Carica ricoperta per tre anni consecutivamente (non è da tutti).
E’ considerata una delle “macchine” elettorali più efficaci del Materano. E in più è donna. Elemento che dovrebbe garantirle un posto (qualora non dovesse essere modificata la legge elettorale) utile anche per le prossime elezioni politiche.
Da un punto di vista strettamente personale ognuno è libero di fare le proprie scelte. Anche quelle probabilmente “impopolari” seppur giustificate dai regolamenti e dalle leggi. Ma il Pd, che è anche Maria Antezza, può in questo momento permettersi di utilizzare l’ennesimo “meccanismo” burocratico di fronte al disagio e alle difficoltà di un popolo che di giorno in giorno vede la salita sempre più ripida? Perchè è indubbio che la parola sacrificio non può essere solo un esercizio di propaganda.

Salvatore Santoro

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