L'azienda ospedaliera San Carlo
3 minuti per la letturaPOTENZA – Trovare una soluzione per evitare la “serrata” agostana annunciata lunedì dal direttore generale del San Carlo Massimo Barresi.
È questo l’obiettivo delle audizioni urgenti fissate domani mattina all’interno della IV commissione del Consiglio regionale, dopo l’allarme della Uil per il possibile blocco di assunzioni e servizi vari, nelle varie strutture di competenza dell’azienda ospedaliera regionale, come conseguenza del taglio dei finanziamenti attesi per chiudere il bilancio 2019.
Di fronte alla commissione presieduta dal leghista Massimo Zullino, tra i più strenui difensori di Barresi anche contro la linea ufficiale della Lega, dovrebbero comparire i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil.
Ma non è escluso che contestualmente vengano sentiti lo stesso Barresi, che a giorni attende il verdetto del Tar sulla legittimità della sua nomina (effettuata dalla vecchia amministrazione a legislatura ormai scaduta), e i vertici del dipartimento Salute, che hanno proposto il taglio dei finanziamenti deciso all’inizio del mese dalla giunta Bardi. Vale a dire l’assessore Rocco Leone e il capo dipartimento Ernesto Esposito, in rotta col dg del San Carlo ormai da mesi per la gestione dell’emergenza covid 19 (anche ieri «zero contagi» in regione e numero dei pazienti tuttora positivi fermo a 5, ndr). Un contrasto violento, arrivato al punto che per qualche malalingua il taglio dei finanziamenti al San Carlo, così come l’accelerazione sul progetto di riordino complessivo del sistema sanitario regionale non sarebbero altro che uno strumento per disarcionare Barresi.
Ieri Leone ed Esposito sono tornati a occuparsi proprio del riordino della sanità lucana con un incontro con l’Anci, i comuni capofila dei nove ambiti sociali di zona della Basilicata e i sindacati.
«Dopo l’emergenza Covid – ha spiegato l’assessore – ci apriamo al confronto con i territori su tematiche di grande importanza per affrontare le fragilità e le disabilità». Mentre Esposito ha evidenziato come «a fronte delle risorse stanziate dal governo attraverso la Regione, la percentuale di spesa nel settore sia inferiore alla media nazionale. Alla luce di una rendicontazione – ha continuato – ci siamo resi conto che gli ambiti e i comuni non hanno impiegato tutti i fondi a loro disposizione. Occorre capire dove stanno le criticità e risolverle per promuovere servizi e lavoro in tutti i territori».
Sul caos al San Carlo, invece, sono intervenuti la segretaria generale Fp Cgil Potenza, Giuliana Scarano, e il segretario regionale Cisl Fp, Pasquale Locantore, per cui «non si può consentire che le misure draconiane paventate dal dg dell’ospedale San Carlo Massimo Barresi (…) possano ulteriormente scaricarsi sui lavoratori e sulla salute dei lucani».
Di qui l’appello alla politica perché «faccia le sue scelte e soprattutto trovi e indichi soluzioni affinché vengano riattivati i sevizi e garantiti i diritti dei lavoratori».
«La situazione che si è venuta a determinare con il riparto definitivo delle risorse – proseguono Scarano e Locantore – grava ulteriormente su una già disastrosa situazione economica dell’azienda San Carlo ma questo non può essere un alibi né per la direzione strategica né per il governo regionale per nascondere sotto la sabbia tutte le criticità preesistenti. Né è ammissibile un uso strumentale di quanto sta accedendo per ingenerare ulteriore scompiglio tra gli operatori e creare ancora disservizi nella ripresa delle attività».
Ricordiamo che tra le conseguenze dei mancati trasferimenti regionali Barresi ha prospettato una serie di tagli, dalla fine del mese in poi. A partire dagli extra effettuati dal personale sanitario, a cui spesso si fa ricorso, date le note carenze di organico, per portare avanti l’attività ordinaria dei vari reparti. Stesso discorso per alcune indennità riconosciute ai capi dipartimento, ma anche per le spese per pulizie, guardiania, mensa e quant’altro.
L’effetto immediato sui cittadini, tuttavia, dovrebbe manifestarsi con la chiusura degli ambulatori nei presidi periferici dell’azienda, deviando verso l’Asp visite e prestazioni meno impegnative (con un’inevitabile ricaduta sulle liste d’attesa). Poi c’è da capire che avverrà col blocco del “prestito” di medici da altre aziende, che sono fondamentali, ad esempio, per tenere aperto il punto nascite il Melfi, e delle prestazioni aggiuntive effettuate dagli anestesisti. Col rischio di bloccare l’attività operatoria appena ripartita con maggiore convinzione, dopo la paralisi causata dalla pandemia.
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