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REGGIO CALABRIA – La Dia di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, ha eseguito un decreto di applicazione dell’amministrazione giudiziaria per sei mesi nei confronti della società Scali Unipersonale srl con sede a Siderno, operante nel settore delle costruzioni edili e stradali.
L’amministratore unico della società, già destinataria di informazione interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio Calabria, dopo aver impugnato al Tar Calabria il provvedimento prefettizio, aveva richiesto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del controllo giudiziario. L’impresa aveva infatti prodotto argomenti volti ad affermare la propria immunità dalla ipotizzata infiltrazione mafiosa, insistendo sull’esigenza di salvaguardare i posti di lavoro considerata la rilevanza delle commesse pubbliche: il 95% del volume d’affari complessivo della società.
Nell’ambito del procedimento, la Procura della Repubblica-Dda di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Capo, Giovanni Bombardieri, ha invece richiesto la più incisiva misura dell’amministrazione giudiziaria sulla base delle risultanze investigative acquisite nei procedimenti penali relativi alle operazioni “Martingala“, “Mandamento Jonico” e “Confine”, ritenute nell’insieme sintomatiche di uno «stabile inserimento in un sistema di gestione illecita degli appalti pubblici, nel quale l’impresa, subendo l’aggressione predatoria mafiosa, ma conseguendo – in cambio del suo restare sistematicamente succube – la possibilità di essere riconosciuta quale affidabile interlocutore economico dei sistemi criminali che governano quei mercati, è particolarmente attiva».
I giudici del Tribunale, Sezione Misure di Prevenzione, muovendo dall’esame delle motivazioni contenute nell’informazione interdittiva antimafia ed esaminando i conseguenti provvedimenti del Tar di Reggio Calabria e del Consiglio di Stato, hanno rimarcato tra l’altro come la mancata presentazione della denuncia per estorsione aggravata dal metodo mafioso subita da esponenti della cosca di ‘ndrangheta Cataldo (operazione “Mandamento Jonico”) confermerebbe la soggiacenza e dunque il pericolo infiltrativo rispetto alla criminalità organizzata sul territorio di Locri.
Gli approfondimenti investigativi della Dia, delegati dal Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e dal Sostituto Procuratore Stefano Musolino, hanno inoltre consentito di dimostrare la permanenza di rapporti commerciali con fornitori controindicati anche per più anni successivi all’adozione di provvedimenti interdittivi nei confronti di tali imprese. In conclusione, il Tribunale ha rilevato chiaramente la permeabilità della società rispetto a infiltrazioni della criminalità organizzata, nonché l’agevolazione stabile effettuata dalla società in favore di più soggetti legati alle locali cosche di ‘ndrangheta interessate al controllo del settore dell’edilizia pubblica, attraverso una «obiettiva commistione di interessi» tra le attività delittuose dell’agevolato e le attività, ancorché esercitate con modalità lecite, dall’impresa agevolante.
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