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di SALVATORE SANTORO
POTENZA – «Io ho sempre sostenuto che la Basilicata è una regione ben amministrata, esempio per le altre». Così Fioroni al cronista. Prove di “riparazione”. Perchè non c’è dubbio che Fioroni ieri, si è subito accorto di aver creato il “parapiglia” in Basilicata. La sua dichiarazione resa a Empoli, nell’ambito della Festa nazionale del Pd che si è svolta nel Nord, non poteva passare inosservata in terra lucana. Frase riportata dall’Ansa: «Dobbiamo assolutamente riflettere non solo sull’abolizione delle Province, ma anche riguardo alle Regioni. Se la Germania pensa davvero di accorpare i Land, noi dobbiamo chiederci: ci possiamo permettere il lusso di avere ancora Molise, Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano?». Inequivocabile.
Immediate le reazioni. In Basilicata, i fedelissimi di Fioroni si sono mobilitati preoccupati. Speranza di prima mattina ha chiesto spiegazioni allo stesso Fioroni. Poi nelle ore è passato il messaggio: «E’ stato male interpretato, ci sarà il chiarimento». Puntuale l’Ansa alle 16 ha precisato. Non “rettificato”, ma precisato il Fioroni pensiero: «La riforma istituzionale che riguarda enti come le Province, ma non solo, non può essere basata sui parametri degli abitanti e della estensione territoriale, ma sull’utilità di queste strutture. Anche perchè se si usassero per le province questi due parametri ci sarebbero Regioni che resterebbero magari con una sola provincia o addirittura senza province, entrando così nell’anticamera della chiusura». E a proposito delle Regioni Fioroni attraverso l’Ansa invita ad una riflessione anche visto che in molti, ad esempio Formigoni o la Fondazione Agnelli, «pensano che in alcuni casi si tratti di un lusso. Ma anche nel caso delle Regioni la riflessione deve riguardare non la loro estensione territoriale ed il numero dei loro abitanti bensì ciò che esse producono i in termini di omogeneità del territorio, di crescita, di sviluppo e di servizi ai cittadini».
Chiarimento che evidentemente non rassicura per le “polemiche” lucane. E quindi alle 18, l’ex ministro Giuseppe Fioroni chiama direttamente in redazione. E al cronista spiega: «L’altra sera a Empoli sono partito dal dibattito surreale che è stato fatto da parte del governo nazionale sulle Province. Hanno cominciato a dire: vanno chiuse quelle che hanno meno di 300 mila abitanti o che sono più piccole di 3 mila chilometri quadrati di superficie. E su questo ho semplicemente esposto una considerazione banale, ma per me fondamentale. Ho detto di ritenere le riforme istituzionali non legate a una variabile sul numero degli abitanti o sull’estensione del territorio. Per me bisogna rispondere a una domanda: l’ente provinciale serve al cittadino e alla crescita e allo sviluppo di un territorio oppure no. Se la risposta è sì allora dobbiamo rivedere competenze e funzioni, se la risposta invece, è no allora non c’è differenza nè tra chi supera i 300 mila abitanti e nè tra chi ne conta un milione. Insomma o servono o non servono. Anche perchè ho aggiunto che se va avanti l’idea che si chiudono le piccole province è chiaro che si legge chiusura della Provincia ma poi diventa un attacco alle Regioni più piccole».
Un fiume in piena, “Beppe” Fioroni al telefono prosegue: «Perchè nel momento in cui il Molise resta senza province, l’Umbria diventa una provincia sovrapponibile al territorio regione, la Basilicata lo stesso. E in questo ragionamento mi sono legato alla necessità di dover fare una profonda riflessione istituzionale perchè il presidente della Lombardia, Formigoni ha già detto che sul modello delle Land tedesche è necessario accorpare la Lombardia al veneto o al Friuli Venezia Giulia. La Fondazione Agnelli parla di 8 Regioni o al massimo 12 utilizzando come unico parametro il territorio o gli abitanti. Io credo che se si deve discutere di questo si devono usare altri parametri. Non si deve ragionare sul numero degli abitanti o della grandezza territoriale, ma bisogna chiedersi se – in uno Stato che deve essere federale – le singole regioni sono in grado di rappresentare il modello di sviluppo e di crescita di un territorio vasto e omogeneo e garantire l’erogazione di servizi di qualità e di efficienza amministrativa».
Da qui alle “dichiarazioni di amore”, da parte di Fioroni, il passo è breve: «La Basilicata, che io ho sempre frequentato. è l’esempio di come si può essere virtuosi proprio perchè ha una buona amministrazione. Non possiamo dimenticare che la Basilicata è stata l’unica regione citata dal commissario europeo alle pubbliche regionali come buon esempio. Ha un tessuto omogeneo che è stato capace anche di dimostrarsi sano nella lotta alla criminalità».
Poi addirittura rilancia l’ex ministro che parla in prospettiva di «Grande Lucania». E ancora aggiunge la considerazione: «Le istituzioni hanno una valore in base a quello che producono. La Basilicata invece, spende tutti i fondi, è una regione sana con eccezionali risorse naturali. Un modello».
Insomma per Fioroni la Basilicata da “lusso” diventa un esempio da seguire. La telefonata prosegue. E quindi la domanda del cronista: Ma domani sarà a Policoro per l’inaugurazione della Festa nazionale?
Fioroni risponde. Una “valanga” di spiegazioni: «Io avevo detto di sì più di un mese fa. Ma ieri (martedì ndr) hanno convocato il coordinamento nazionale del Pd sulla Manovra economica e il Referendum. Sono temi importanti e non voglio suscitare equivoci essendo io della minoranza del partito. Io l’adesione (ribadisce ndr) alla Festa del Pd in Basilicata la diedi un mese fa. Ma l’unico modo che ho per arrivare a Policoro è prendere da Roma l’aereo alle 17 e 30 per Bari e poi proseguire in macchina. Non credo do farcela. Domani mattina (oggi ndr) in ogni caso parlo con Bersani e vedo se la mia eventuale assenza al Coordinamento non diventa una cattiva immagine politica per il partito. Non so, decide lui».
Un attimo di silenzio e quindi Fioroni chiarisce: «Comunque se non vengo a Policoro non è per un problema lucano (ride al telefono ndr). Io sono venuto sempre. Mi ritengo un amico della Basilicata e dei lucani e non mi preoccupo di questo».
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