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Nel Movimento 5 Selle e nel Partito democratico ci sono molti parlamentari eletti in collegi del Sud, nel Movimento 5 Stelle e nel Partito democratico ci sono diversi membri del Governo che sono nati ed eletti nel Mezzogiorno, addirittura nel M5S e c’è un viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Giovanni Cancelleri, e nel Partito democratico c’è Giuseppe Provenzano che ricopre il ruolo di ministro del Sud.

Con queste presenze provo un senso di sconforto e al tempo stesso di meraviglia nello scoprire che nessuno di loro si sia accorto che nell’elenco di opere e nelle logiche che dovrebbero trasformare tali titoli in cantieri non ci sia nulla, ripeto nulla, che possa davvero essere cantierato non dico entro un mese, non dico entro un semestre, non dico entro un anno, ma addirittura, forse, entro due anni.

IN ATTESA PER DUE ANNI

Come ho già detto, in miei precedenti articoli, esclusi i lavori dell’asse ad alta velocità Napoli-Bari già in corso di esecuzione e dell’asse stradale 106 Ionica, i cui lavori di un primo lotto sono stati consegnati un mese fa, per le altre opere (anche se per esse addirittura è previsto il ricorso a un commissario), nel migliore dei casi, la cantierizzazione sarà possibile solo nel primo semestre del 2022. Ecco quali sono:

  • L’asse autostradale “Ragusana”
  • La rete provinciale siciliana
  • La rete viaria in Sardegna
  • Il completamento della linea ferroviaria Pescara-Bari
  • La realizzazione della nuova linea Ferrandina-Matera La Martella
  • La linea ferroviaria Roma-Pescara
  • Il potenziamento tecnologico e interventi infrastrutturali sulla linea ferroviaria Salerno- Reggio Calabria
  • La linea ferroviaria Palermo – Trapani (Via Milo)
  • Il potenziamento tecnologico e interventi infrastrutturali sulla Linea Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia
  • La realizzazione dell’asse AV/AC Palermo-Catania-Messina

Sicuramente la fretta e gli impegni su altre tematiche più importanti non hanno consentito, sia al viceministro Cancelleri che al ministro Provenzano, di verificare che questi titoli di opere, che questi elenchi di interventi, anche se allo stato non coperti finanziariamente, andavano quanto meno approvati dalla Conferenza Stato-Regioni, dal Cipe e dal ministro dell’Economia e delle Finanze.

GOVERNO ARROGANTE

Io sono convinto che il Presidente De Luca, il Presidente Marsilio, il Presidente Toma, la Presidente Santelli, il Presidente Bardi, il Presidente Emiliano, il Presidente Musumeci e il Presidente Solinas, cioè tutti i Presidenti delle Regioni del Mezzogiorno, abbiano appreso dell’esistenza di tali elenchi solo leggendo i comunicati stampa, solo leggendo i giornali. Ma la cosa più grave è l’arroganza del governo nel ritenere sia i provvedimenti previsti dal decreto legge “Semplificazioni”, sia lo stato attuale dei progetti e delle relative fasi autorizzative, in grado di produrre, nel breve periodo, Stati di avanzamento lavori (Sal) e di rendere possibile una immediata crescita del Prodotto interno lordo.

Ho voluto riportare i nomi dei Presidenti delle Regioni del Sud perché, esclusa la Presidente della Calabria, Santelli, nessuno di loro ha chiesto come, quando e dove il governo o il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti siano pervenuti all’identificazione, alla definizione e alla copertura di scelte infrastrutturali che, per cinque anni, sono state integralmente bloccate.

LA DOPPIA FARSA

Ma accanto a questa che in termini teatrali definirei “farsa” se n’è aggiunta un’altra: tutti, a valle del Consiglio dei ministri notturno che ha varato il decreto legge Semplificazioni, abbiamo letto più comunicati stampa da cui emergeva una notizia davvero inconcepibile: «si procederà con un nuovo progetto di fattibilità tecnico- economico (e anche ambientale) che metta a confronto le diverse opzioni possibili per l’attraversamento dello Stretto: ci sarà inevitabilmente il vecchio progetto del ponte a campata unica della Società Stretto di Messina, per cui è ancora in corso un contenzioso con il General Contractor Eurolink; ci sarà quasi certamente un nuovo progetto di ponte a più campate, ci sarà anche la ipotesi del tunnel».

Ora mi chiedo per quale motivo si ritiene che la gente del Mezzogiorno, e in particolare i siciliani e i calabresi e gli abitanti di Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Messina siano persone inferiori che facilmente dimentichino la storia che negli ultimi trenta anni – ripeto: trent’anni – ha caratterizzato i vari momenti relativi alla realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente. Questo confronto tra le due ipotesi è già avvenuto e non voglio fare polemica, né voglio ricordare tutti i passaggi perché offenderei, essendo io meridionale, me stesso.

Ma la cosa più grave è che siamo in possesso del progetto del ponte e siamo in grado, come Paese, di dare via ai cantieri in soli sei mesi. Il progetto può utilizzare subito le risorse del Recovery Fund perché è inserito all’interno del Programma dell’Unione europea (Sistema delle Reti Trans European Network TEN – T) sia nell’edizione 2004, sia in quella 2013.

IL RISPETTO DOVUTO

Quindi chiedo almeno al governo il rispetto per noi cittadini del Sud e chiedo a due membri del governo come Cancelleri e Provenzano di non continuare a rassicurare tutti noi sull’immediatezza di un iter infrastrutturale che, per diventare tale, necessità di una procedura e di un convincimento strategico diverso. Il ministro Provenzano, con le ripetute assicurazioni sul rispetto del 34% delle quote d’investimento nazionale al Sud, e il viceministro Cancelleri con la sua ultima dichiarazione: «Sbloccheremo 16 miliardi di interventi previsti nei contratti di programma di Anas e di Rfi che sono stati finanziati ma non realizzati, in tal modo il 2021 sarà un anno ricco di tanti cantieri aperti e con un Pil in crescita per la Sicilia», preoccupano davvero perché, purtroppo, quelle certezze sulle coperture, quelle immediate correlazioni tra avvio dei lavori e aumento del Pil e dell’occupazione, con la liturgia programmatica prodotta finora e, soprattutto, con l’ultimo decreto legge, sono anni luce lontano da ciò che invece andrebbe fatto domani.

ANNUNCI BOOMERANG

Basterebbe cioè che la Presidenza del Consiglio diventasse catalizzatore unico di sole due opere: l’asse ferroviario ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria-Messina-Catania-Palermo (comprensiva del ponte) e il completamento della asse stradale 106 Ionica. Entro soli 90 giorni sarebbe possibile sbloccare le opere relative al ponte e, contestualmente, potrebbero partire i bandi internazionali per la presentazione di offerte relativi a progetti integrati o a ipotesi di partenariato pubblico-privato.

Accanto a questa scelta procedurale il governo dovrebbe identificare un apposito Fondo, gestito dalla Cassa depositi e prestiti dalla Bei, in cui allocare subito le risorse, articolate nel tempo, necessarie per trasformare i progetti o le intuizioni progettuali come l’asse ferroviario ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria in opere cantierabili. Fin quando tutto questo non sarà né possibile, né condiviso chiediamo al Governo di essere più attento a parlare del Mezzogiorno, e ricordiamo al Parlamento che prima o poi questi annunci, questi impegni, queste promesse diventano un boomerang negativo per la democrazia del Paese.


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