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Da sinistra Tonino Summa, Musa Juwara e Loredana Bruno

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POTENZA – «La favola può essere per chi la legge, non certo per chi l’ha vissuta». Ed è un impatto forte, per entrare dentro il personaggio della domenica del pallone. Del calcio di Serie A, mai come in questa occasione, sogno diventato realtà e non certo in maniera molto agevole.

Musa Juwara deve moltissimo a due talenti della terra lucana, a Tonino Summa, vero e proprio maestro di calcio giovanile, e alla moglie Loredana Bruno, avvocato. Hanno due figli loro, uno di 17 e uno di 11 anni, ma restano “fulminati” anche da questo ragazzo del Gambia, che arriva in Italia dopo un’odissea di seimila chilometri, a bordo di una nave Ong.

La trafila di Musa inizia dal C.A.S. Centro di Accoglienza Straordinario lucano di Ruoti (dove il fratello maggiorenne gli fa da tutore). E quando viene accolto in questa comunità, ne diventa parte integrante immediatamente, perchè è un ragazzo a cui non puoi non affezionarti e a cui non puoi non volere un mondo di bene. Ha il sogno di giocare al calcio e cosa c’è di meglio che spostarsi di qualche chilometro, in uno dei posti più adatti a mettersi in mostra, come può essere il settore giovanile dell’Avigliano in cui allena Tonino Summa.

E’ amore a prima vista: Musa è fortissimo, fa la differenza nei tornei per la sua età. Summa ha le conoscenze giuste per farlo seguire dalle squadre professionistiche e si affida a Giambattista Pastorello e Franco Grillo. Anzi, fa molto di più, assieme alla moglie: ne chiede l’affidamento per fargli continuare a inseguire il suo sogno. Per dargli soprattutto protezione, perchè – come ha spiegato Loredana: «I minori non accompagnati non sono tutelati dalla legge italiana”.

E sì, proprio così: perchè se non fosse stato per la caparbietà e la conoscenza del diritto di questa donna, forse oggi non staremo parlando di chi ha mandato in crisi l’Inter di Conte realizzando il suo primo gol in Serie A. Perchè la Figc in un primo momento rigettò il tesseramento del calciatore.

«Sono stati giorni terribili perchè Musa faticava a comprendere le lungaggini e le regole della burocrazia italiana che non prevedono tutele per i minori non accompagnati. A lui sembrava che il sogno di diventare un calciatore del campionato italiano potesse svanire», ha raccontato tempo fa Loredana. Non in queste ore, perchè sia Tonino che la moglie hanno deciso di abbassare le luci della ribalta da loro e dai figli. Lo spiega lui stesso: «Lo dobbiamo per il rispetto di una decisione che abbiamo preso tutti insieme. E intendo accomunare mia moglie e i nostri figli. Posso solo dire che questo ragazzo ci ha profondamente colpito per la sua umiltà, per la riservatezza e per la grande bontà d’animo. Musa è un ragazzo buono». Etichetta perfetta che giustifica una scelta di amore e solidarietà verso il prossimo che ha bisogno di essere aiutato.

Musa non è solo il figlio affidato a questa giovane coppia (con cui è stato a vivere a Tito) è anche espressione di una comunità, quella di Ruoti, dove lui stesso dice «mi sono subito trovato bene, ho incontrato tanti amici e li ricordo sempre con affetto».

Il sindaco Anna Maria Scalise, conclude: «Musa deve essere l’esempio per i nostri giovani, esempio di sacrificio, di costanza e perseveranza dei propri obiettivi. Musa non è solo l’esempio di inclusione ma di integrazione all’interno della comunità, nella quale ha trovato ospitalità e motivazione per guardare al domani».

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