Franck Kanoutè, durante Cosenza-Entella
3 minuti per la letturaCOSENZA – Un vero e proprio caso, non inspiegabile visto che è stato netto nel suo evolversi, ma comunque un caso. Chiaro, limpido e anche maledettamente scorretto. Forse uno dei casi dell’anno per quanto riguarda il calciomercato e magari sarà anche ricordato in futuro con uno di quei nomignoli che si usano per abbreviare e far capire subito ciò di cui si sta parlando. Un esempio? Potrebbe essere così: “l’affaire Kanoutè”.
E sì, perché il giovane centrocampista, dopo aver sfruttato il Cosenza Calcio per lanciarsi nel calcio che conta (seppure con prestazioni raramente costanti e brillantissime) non ha avuto alcuna esitazione ad abbandonare il gruppo rossoblù in piena lotta per la salvezza per andarsene via, destinazione Francia, nel Monaco, League 1. Naturalmente con la complicità del Pescara, club al quale interessa poco il contorno, ma moltissimo il guadagno che arriverà da questa cessione.
Già nei giorni scorsi erano circolate voci su un interesse sia del Monaco che del Lille (sempre in Ligue 1) per un ragazzo di belle speranze, ma dal carattere un po’ particolare, dotato di quel tipo di ambizione che spesso e volentieri deborda nella presunzione. Un interesse, appunto, ma nessuno pensava che qualcosa potesse accadere all’improvviso, da un giorno all’altro. Anche perché il Cosenza aveva il diritto di riscatto (fissato a 4 milioni) e nei giorni scorsi i prestiti con opzione (come lo è il diritto di riscatto, appunto) sono stati prorogati automaticamente per due mesi dalla Figc, mentre bisognava contrattare i prestiti secchi e i contratti a scadenza (cosa che il Cosenza Calcio ha regolarmente fatto). Per cui Kanoutè non avrebbe mai potuto andar via da Cosenza, anzi era obbligato a rimanere fino alla scadenza del 31 agosto.
Il centrocampista, invece, ha scelto di salutare tutti, probabilmente “imbeccato” dalla sua nuova squadra: d’altronde, come spiegare, poi, ai francesi, un eventuale infortunio capitato da qui alla conclusione della stagione continuando a giocare per la salvezza del Cosenza Calcio? Ed ecco la frittata, dunque.
La decisione del senegalese ha sorpreso e non poco la società, lo staff e lo spogliatoio rossoblù e ieri, negli uffici dello stadio, il nervosismo era davvero palpabile. Delusi sia il presidente Guarascio che il ds Trinchera, che tanto aveva corteggiato il giovane del Pescara intuendone le possibilità, ma ignorando, naturalmente, ciò che sarebbe potuto accadere. Ieri alle 17 il ragazzo non si è presentato all’allenamento, ma avrebbe dovuto farlo, visto che si era ancora al 30 giugno. Non è escluso, allora, che il Cosenza decida di coinvolgere la Procura Figc, di passare alle denunce, e di chiedere i danni. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni. Ma il caso non finirà certo nel dimenticatoio.
Intanto, si diceva, la squadra ha ripreso a lavorare. Il ritrovato spirito di gruppo (commovente l’abbraccio collettivo nella sfida di lunedì sera dopo la rete di Asencio) è senz’altro un buon viatico per sperare di compiere quel miracolo che oggi ancora appare lontano. Dopodomani arriverà l’Ascoli al “San Vito-Marulla” e quello sarà un appuntamento importantissimo sulla strada per la salvezza. Un vero spareggio. Il Cosenza, però, dopo averci provato per tutta la stagione senza riuscirci, adesso sembra aver capito di essere una squadra che, in condizioni diverse, sarebbe stata capace anche di qualcosa di molto più importante della semplice salvezza. Le occasioni però sono state bruciate dalla poca serenità che animava lo spogliatoio. Ora quella stessa voglia, quella forza e la propensione al sacrificio hanno fatto di nuovo capolino e potranno servire per rimanere in B. Corsi, Bruccini e compagni sanno che si tratta di un traguardo importantissimo per la città, per i tifosi e anche per se stessi. Nessuno lascerà nulla di intentato.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA