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Operazione congiunta questa mattina dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, per l’esecuzione di un decreto d’urgenza, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia, per il sequestro preventivo di 4 imprese, 4 punti vendita di ottica, un immobile e numerosi conti correnti per un valore di oltre 15 milioni di euro.
Il provvedimento è stato emesso nei confronti di cinque persone, che secondo gli inquirenti sarebbero prestanome della cosca capeggiata da Pasquale Condello, detto «il supremo», una delle più potenti della Calabria. Nei confronti dei 5, è stata notificata anche un’informazione di garanzia. Le indagini, succesivamente convalidate dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice, hanno consentito di accertare che le società e gli esercizi commerciali si sono avvalsi nel tempo dell’interesse delle cosche reggine per assicurarsi immediati incrementi delle vendite che hanno fruttato ingenti guadagni.
LA CONFERENZA STAMPA
«Si tratta di attività commerciali note in città che secondo noi sono state cedute fittiziamente proprio perchè l’imprenditore aveva una serie di rapporti con il clan Condello. Sono rapporti che devono essere ancora oggetto di indagini». Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, illustrando i risultati dell’operazione «Ostro» che ha portato al sequestro di alcune aziende commerciali per un valore di 15,3 milioni di euro e alla notifica di cinque avvisi di garanzia ad altrettanti presunti prestanome della cosca Condello, uno dei quali all’imprenditore ottico Santo Cuzzola che il boss pentito Antonino Lo Giudice ha indicato vicino al boss Pasquale Condello detto «il supremo».
«Lo spunto – ha aggiunto Pignatone – è partito dalle dichiarazioni di Antonino Lo Giudice che ha parlato di questo imprenditore e delle sue attività commerciali. A queste si è aggiunto l’approfondimento congiunto di guardia di finanza e carabinieri del Ros, in un clima di grande collaborazione che rappresenta un valore aggiunto che ci ha consentito di raggiungere risultati importanti. Il reato per il quale procediamo è intestazione fittizia di beni che Cuzzola ha fatto nei confronti di alcuni suoi dipendenti per evitare la dispersione del patrimonio. Quando avremo chiarito i rapporti con i clan mafiosi come quello Condello, assumeremo le relative decisioni in un verso o in un altro».
Per il comandante provinciale della Guardia di Finanza, col. Alberto Reda, si è trattato di un’operazione «perfetta sotto ogni profilo che ha dimostrato che fare i furbi non conviene». Cuzzola, secondo l’accusa, grazie ai suoi appoggi era riuscito ad incrementare le proprie attività, assumendo personale ritenuto vicino al Condello. Poi, temendo che dalle dichiarazioni del pentito scaturissero conseguenze per il suo patrimonio, ha deciso di porre in liquidazione le società di cui era titolare e contestualmente ha ceduto fittiziamente la titolarità di alcuni negozi a congiunti e conoscenti. «Ma la gestione, come hanno dimostrato ripetute intercettazioni – ha detto Pignatone – è rimasta stabilmente nelle sue mani». Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il comandante provinciale dei Carabinieri, col. Pasquale Angelosanto, il comandante del Nucleo di Pt col. Claudio Petrozziello, del Gico, col. Gerardo Mastrodomenico, dei Ros, col. Stefano Russo, e della Compagnia di Reggio, cap. Nicola De Tullio.
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