La procura di Vibo Valentia
3 minuti per la letturaMILETO (VIBO VALENTIA) – Quattro insegnanti dell’asilo di Mileto (Vv) sono state arrestate dai carabinieri della Compagnia di Vibo con l’accusa di maltrattamenti aggravati ai danni di un bambino disabile di cinque anni. Secondo quanto è emerso dalle indagini, il bambino è stato ripetutamente picchiato, anche più volte al giorno, e sottoposto ad altre forme di vessazione. Le indagini si sono basate su videoriprese in cui sono documentati i maltrattamenti subiti dal bambino.
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DELL’ARRESTO DELLE MAESTRE DI MILETO
Le quattro insegnanti sono state poste agli arresti domiciliari, mentre nei confronti di una quinta, indagata nella stessa vicenda, è stato emesso un provvedimento di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dal bambino. Le quattro maestre sono state arrestate in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Vibo Valentia su richiesta della Procura della Repubblica.
Si tratta di Adriana Mangone, di 50 anni; Elena Magliaro (38); Maria Teresa Spina (57), tutte di Mileto, e di Francesca Cimino De Liguori (46), di Vibo Valentia. La quinta maestra indagata è Rosa Maria Riso, di 37 anni, di Vibo Valentia. Le indagini che hanno portato agli arresti erano state avviate nello scorso mese di aprile sulla base di informazioni confidenziali giunte ai carabinieri di Mileto, ai quali, in forma anonima, è stato anche recapitato un dvd con le immagini registrate di alcune donne che rimproveravano un bambino che piangeva ininterrottamente. I carabinieri hanno scoperto successivamente che i maltrattamenti avvenivano all’interno dell’asilo dopo avere installato nell’istituto alcune telecamere.
IL RACCONTO DEL BAMBINO
«La maestra Adriana, ma anche tutte le altre». Domenico, cinque anni, è la vittima delle violenze subite nell’asilo comunale di Mileto (Vv) per le quali i carabinieri hanno arrestato quattro maestre. Il bambino, nella testimonianza fatta al consulente tecnico nominato dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia alla domanda «quanto botte ti danno?», risponde «tante» ed indica la faccia come punto in cui veniva picchiato. Gli schiaffi erano così violenti che il bambino spesso poggiava la faccia sul banco e sul pavimento per alleviare il calore che avvertiva. Elen Magliaro, una delle maestre arrestate per i pestaggi a Domenico, tra l’altro, era la sua insegnante di sostegno. I maltrattamenti subiti dal bambino sono stati documentati nelle riprese effettuate nell’asilo dai carabinieri. Tra l’altro, le maestre, per spaventare il bambino, lo portavano in una stanza buia in cui gli facevano credere si trovasse, secondo il racconto del piccolo, «uno con la maschera tutto brutto e tutto nero che chiamavano Don Rodrigo».
I pestaggi cui viene sottoposto il bambino sono continui e ripetuti anche in uno stesso giorno. Gli schiaffi, in alcuni casi, sono anche quattro-cinque in rapida successione, con il bambino che tenta invano di difendersi proteggendosi il viso con le braccia. I maltrattamenti nei confronti del bambino finiscono dopo che cominciano le indagini dei carabinieri e le maestre vengono sentite dai militari. «Il bambino, fino a quel momento vessato ogni giorno dalle maestre – scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – viene fatto oggetto di particolari premure e accortezze».
IL COMMENTO DEL SINDACO DI MILETO
Si è detto «sconcertato e rattristato per questa dolorosissima vicenda che vede coinvolto un bambino, alla cui famiglia in questo momento va la mia vicinanza, e, quindi, l’infanzia, ovvero la parte più esposta alle insidie del mondo»; così il sindaco di Mileto, Vincenzo Varone in una dichiarazione sulla vicenda dei presunti maltrattamenti ai danni di un bambino disabile di cinque anni.
«Da qui l’esigenza – prosegue Varone – che le istituzioni facciano fronte comune per la tutela dei minori da qualsiasi forma di abuso e di prevaricazione. Ma prima di esprimere giudizi affrettati penso che sia necessario conoscere bene i fatti. Inoltre credo sia giusto, prima di criminalizzare chicchessia, attendere fiduciosi l’iter della giustizia, sulla quale tutti dobbiamo avere piena e incondizionata fiducia. Fino ad allora e fino a prova contraria, le insegnanti finite nelle maglie dell’inchiesta, che io conosco personalmente, rimangono per me persone serie, dedite al lavoro e alla famiglia».
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