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Il sostituto procuratore presso il Tribunale di Catanzaro Rosa Provin ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di tre medici dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro in relazione all’odissesa sanitaria di un bambino di undici anni della frazione San Leonardo di Cutro. L’accusa è di lesioni colpose e falso. Al piccolo Andrea, negli anni sarebbero stati asportati ben 20 centimetri di intestino, e oggi vive con un catetere e una vita normale non potrà mai averla. Una trafila per gli ospedali d’Italia che si protrae da dicembre 2008 non senza aver innescato una complessa inchiesta in seguito alla denuncia dei suoi genitori. Ormai si è persa la conta dei ricoveri da quando, sul finire del 2008, appunto, presso una struttura sanitaria di Cosenza, al termine di una biopsia, si limitarono a prescrivere al piccolo dei lassativi per una stipsi congenita. Sotto accusa oggi ci sono i medici catanzaresi Renato Rubino, di 63 anni, Giuseppe Stranieri, di 48, Sinibaldo Esposito, di 53. I primi due, in servizio nel reparto di chirurgia pediatrica del Pugliese, devono rispondere di lesioni colpose poiché con diagnosi di “sospetto Hirchsprung” al piccolo, sottoposto, il 9 febbraio 2009, a intervento chirurgico di colectomia segmentale laparoscopica, non avrebbero individuato tempestivamente una complicanza, cioè un danno a un tratto dell’intestino, da cui derivò una peritonite fibrino-purulenta. I due avrebbero anche omesso un «tempestivo reintervento operatorio» e ciò avrebbe causato una malattia «probabilmente insanabile ai danni dell’apparato intestinale».
Rubino e Esposito, al fine di occultare il reato di cui sopra, il primo sempre quale chirurgo e il secondo quale radiologo, avrebbero distrutto un referto radiologico del 23 febbraio 2009, stilato prima di un intervento, e l’avrebbero sostituito con un altro referto della stessa data attestando falsamente che l’«esame Tac addome completa non evidenziava aria libera in addome né versamento franco addominale, condizioni diverse da quelle attestate nell’originario referto». Condizioni compatibili, invece, con quelle certificate con il referto datato 24 febbraio 2009, sempre secondo il pm. La cosa più grave, però, è che, tornando al capo d’imputazione relativo alle lesioni colpose, «il progressivo peggioramento delle condizioni cliniche del bambino» l’avrebbe esposto a «pericolo di vita». E oggi per l’alimentazione Andrea ha bisogno di un catetere venoso centrale. Senza dire dei continui interventi chirurgici e delle conseguenti «sofferenze psicofisiche». L’avvocato Luigi Falcone rappresenta il piccolo e i suoi familiari, che chiedono di costituirsi parte civile. Ma la prima udienza preliminare davanti al gup di Catanzaro è saltata per un difetto formale.

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