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“In un momento delicato sotto il profilo economico come quello attuale non bisogna cedere a tentazioni di polemica e contrapposizione, ma, obiettivamente, la manovra del Governo è incomprensibile, specie se inquadrata nel Federalismo. In particolare, alle Regioni viene imposto di dividere sempre meno risorse tra sempre più compiti ed esigenze, imponendo anche un risultato positivo, senza preoccuparsi né del fatto che il risultato è impossibile né dell’invasione delle altrui capacità di scelta”. Nonostante le parole forti, più che una bocciatura della manovra del Governo da parte del Governatore della Regione Basilicata, Vito De Filippo, c’è un appello a rivederne costruttivamente i contenuti. “Il Paese ha bisogno di investimenti e di riavviare l’economia, ma ancor prima ha bisogno di un quadro di certezze che non possono essere messe in bilico due volte all’anno, ogni qual volta si programma la finanza. Di certezze ne hanno bisogno Regioni ed enti locali per definire i propri interventi, imprese per programmare le proprie attività e famiglie e lavoratori per avere un orizzonte che vada oltre quello di superare il 27 magari dopo 10 o 15 giorni di apnea”.
Quanto all’analisi del provvedimento, De Filippo ha sottolineato i principali aspetti ritenuti dannosi per il Mezzogiorno. “L’area più debole del Paese – ha detto sarà la più penalizzata dai limiti imposti al Fas. Nell’ambito del taglio alle missioni di spesa dei vari ministeri, ad esempio, La riduzione di spesa del Ministero dello Sviluppo Economico, presso cui è allocato il FAS, è pari a 3.938,9 milioni di euro, ed è pari a 95,3 milioni di euro nel 2012, a 1.880,2 milioni di euro nel 2013 e 1.963,4 nel 2014, circa il 40% di tutte le riduzioni di spesa a carico dei Ministeri. Parallelamente è anche prevista una riduzione di 3.588 milioni di euro della dotazione del Fondo economia reale presso la Presidenza del Consiglio, uno dei tre Fondi in cui è articolata la quota nazionale del FAS. Inoltre, contrariamente a quanto indicato nelle prime bozze del provvedimento, non è più previsto il rifinanziamento del Fondo per le Infrastrutture strategiche finanziato dal FAS, ma viene costituito il Fondo per le Infrastrutture Ferroviarie e Stradali, con una dotazione di 930 milioni di euro per il 2012 e 1000 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2013 al 2016. E in questo modo salta il vincolo di destinare l’85% delle risorse all’infrastrutturazione del Mezzogiorno previsto fino ad ora. Se, come nei convegni diciamo tutti, siamo realmente convinti che l’Italia non può tornare a crescere se non cresce il Mezzogiorno, o vogliamo dividere l’Italia o la strada imboccata è evidentemente errata”.
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