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POTENZA – La sensazione è che prima di mostrare il volto e di spiegare il perchè della scelta si sia puntato sul curriculum. Un modo di anticipare qualsiasi “critica”. O anche il modo più semplice, mostrando i lustrini ben lucidi, per mostrare la parte “elegante” delle nomine. Andrea Des Dorides, il nuovo direttore generale del San Carlo di Potenza, è professionista di caratura nazionale.
Su questo c’è poco da discutere. E’ stato direttore generale della Croce rossa italiana e ha guidato due aziende sanitarie toscane tra cui la “Careggi” di Firenze che conta 6 mila dipendenti con 550 milioni di fatturato annuo. Un colosso tra le aziende sanitarie. Non solo. Poi è stato “Mister anticrisi” per la Task force della Toscana. Non l’ultima delle Regioni italiane. E ancor prima (si sono premurati di far sapere dalla Regione Basilicata) ha guidato aziende private tra cui la Ilva (allora gruppo Iri) di Genova.
Insomma Des Dorides è un super manager. Qualcuno però ha fatto subito notare: non è slegato dai giochi della politica. E’ un uomo di sinistra. Anzi a sentire le indiscrezioni sarebbe un dalemiano doc. Non è un caso, probabilmente, che ieri la notizia della nomina di Des Dorides (in foto), alla direzione nazionale del San Carlo, a livello nazionale sia stata “data” solo dalle colonne dell’Unità. Quotidiano autorevole ma politicamente schierato. Non è un mistero.
E probabilmente non è nemmeno un caso che i primi a lanciarsi in proclami di soddisfazioni subito dopo la nomina, siano stati esponenti delle sinistra lucana. Prima il segretario generale della Fp Cgil di Basilicata, Angelo Summa e poi il segretario regionale della Sel di Nichi Vendola, il lucano Carlo Petrone. Due che non stanno certo al centro e ovviamente nemmeno a destra dello scenario politico lucano. E poi è evidente che la stessa nomina non abbia sollevato gli stessi entusiasmi tra i moderati.
Può essere un caso. Ammesso. Ma ci sono poi le indiscrezioni autorevolissime che non hanno fatto fatica ad arrivare puntuali. E secondo i bene informati la nomina non sarebbe stata proprio un’idea assolutamente “condivisa” dal presidente della giunta regionale Vito De Filippo e dal segretario regionale del Pd, Roberto Speranza così come hanno fatto trapelare a caldo dal Palazzo. No. A quanto pare, sempre secondo le fonti più che autorevoli, la decisione sarebbe stata frutto della mediazione (domenica mattina) tra il parlamentare del Pd (vicino a D’Alema) Antonio Luongo e il governatore De Filippo che aveva anche pronta la soluzione “B” e cioè quella di un commissariamento. Con Speranza, in tutto ciò, che invece avrebbe preferito altre soluzioni tra cui quella della nomina per Mimmo Maroscia che avrebbe “subito” il nome del “super manager” nazionale in arrivo dalla “rossa” Toscana. Senza contare che anche l’assessore alla Sanità, Attilio Martorano è stato avvertito della scelta solo a “cose fatte”. Poi l’ufficialità e il ruolo istituzionale impone altre posizioni. E’ evidente. Questo è invece, il retroscena.
La “mossa” della scelta sul super manager però, poi può essere inquadrata anche come la soluzione mediatica per poi concedersi alle “vecchie” abitudini sulle nomine (da qua a breve) per gli altri enti in cui i consigli di amministrazione sono in scadenza (o già scaduti). Insomma un modo per “addolcire” la pillola. E in questo quadro si andrebbe “spediti” per le riconferme di Egidio Mitidieri all’Acquedetto lucano, di Rocco Colangelo alla Sel, senza escludere quella di Ricchiuti a Sviluppo Basilicata. Con buona pace delle filiere. In ogni caso non tocca attendere ancora molto.

Salvatore Santoro

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