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Ci sono pensionati al minimo, pensionati “normali” e pensionati d’oro. Tra quest’ultima categoria figurano senza dubbio i politici che in passato hanno ricoperto cariche parlamentari o nelle Camere della Repubblica o nel Parlamento europeo o semplicemente in Consiglio regionale. L’esser stati eletti in tutti e tre gli organismi istituzionali dà diritto a singole pensioni che sono cumulabili tra di loro dando vita ad un “maxi vitalizio”. Prendiamo in considerazione i pensionati del Parlamento italiano (Camera e Senato) in cui figurano circa 1400 deputati e circa 900 senatori. I deputati il cui mandato parlamentare è iniziato successivamente al 1996 conseguono il diritto alla pensione al raggiungimento dei 65 anni. L’unico vincolo è quello della contribuzione: devono essere stati fatti versamenti per almeno cinque anni, quelli di una legislatura piena, ma l’età minima per il vitalizio scende di un anno per ogni ulteriore anno di mandato oltre i cinque. Sino a raggiungere il traguardo dei 60 anni. Per gli eletti prima del 1996, poi, resta valida la normativa in vigore antecedentemente, che stabilisce che si ha diritto al vitalizio all’età di 60 anni, riducibili a 50 utilizzando tutti gli anni di mandato accumulati oltre i cinque minimi richiesti. Per cui con oltre tre legislature, per esempio 20 anni di contributi, si può andare in pensione addirittura sotto i 50 anni. Per quanto concerne le due Camere, qualche anno fa, è stata varata una riforma previdenziale con la quale gli eletti a partire dal 2001 hanno diritto alla pensione solo a 65 anni ed a condizione di aver svolto un mandato di cinque anni. Ma per coloro che hanno conquistato lo scranno prima del 2001, il privilegio antico di riscuotere il vitalizio a 60 anni con una legislatura, a 55 con due e addirittura a 50 anni dopo tre mandati è rimasto immutato. Tuttavia gli eletti dal 2001 che avranno collezionato un secondo mandato potranno anch’essi scendere a 60 anni. E’ legittimo chiedersi, in tempi di ristrettezze, dove si andrà a parare? Visto che Montecitorio ha in carico circa 1400 pensionati che gli costano circa 130 milioni di euro a fronte dei 10 milioni di entrate relative ai contributi versati dai deputati in carica. Altrettanto critica è la situazione al Senato che con le sue quasi 900 pensioni spende ogni anno quasi 60 milioni a fronte di circa cinque milioni di entrate ricavate dai versamenti dei senatori in servizio. Un disavanzo appianato ogni anno dallo Stato. Fino a quanto potrà reggere questo sistema? A tutto questo, ovviamente, “contribuiscono” anche i parlamentari in pensione della Basilicata che sono 29. Con una legislatura il vitalizio ammonta a 3108 euro, con due a 4725, con tre a 6590, con quattro a 8455 e con cinque o oltre, a ben 9947 euro. Tutte queste cifre si riferiscono al lordo.
Nella nostra piccola regione ce ne sono di tutte le età e logicamente di tutte le estrazioni politiche. Tra questi l’ex presidente della Regione Basilicata, Tonio Boccia, che di legislature ne ha fatte tre: alla Camera dal 1996 al 2006 e al Senato fino al 2008. Poi c’è Giampaolo D’Andrea che con 14 anni ha un vitalizio lordo di 6217 euro. Poi troviamo l’ex democristiano Mario Di Nubila con una legilstura al senato; Saverio D’Amelio, 76 anni, sindaco di Ferrandina e consigliere provinciale, ha fatto 4 legislature al Senato; poi c’è il cinquantasettenne potentino Peppino Molinari, uno dei padri del centrosinistra lucano della seconda Repubblica, che dal 2009 percepisce un netto di quasi tremila euro, a fronte di dieci anni alla Camera nel gruppo dell’Ulivo (’96-’06); tra gli ex onorevoli anche il segretario regionale dei Popolari uniti, il 76 enne Antonio Potenza che vanta una legislatura alla Camera dal 2001 al 2006; tra i pensionati anche il medico montalbanese Domenico Izzo, deputato dal ’96 al 2001; poi c’è il materano Angelo Raffaele Ziccardi con 15 anni di Senato; Antonio Vozzi, di Chiaromonte ex senatore socialista per due mandati nella Prima Repubblica. Nell’elenco troviamo ancora l’allora forzista Egidio Ponzo, di Latronico, che vanta una legislatura al Senato ed una alla Camera; poi c’è l’aviglianese Vito Gruosso con tre mandati a Palazzo Madama; l’ex sottosegretario all’Economia dell’ultimo governo Prodi, Mario Lettieri con 10 anni trascorsi a Montecitorio; poi l’ottantenne avvocato materano Michele (detto “Ninì”) Tantalo con 6 legislature alla Camera; il preside socialista Nicola Savino con due mandati alla Camera; Angelo Sanza ex Dc, poi Fi ora Udc con 36 anni di Parlamento tra Basilicata e Puglia; il commercialista policorese Francesco Barra ex Msi alla Camera dal ’94 al ’96; Antonino Monteleone di Montalbano Jonico Msi-An, con due mandati al Senato; poi la potentina Magda Cornacchione ex Pci, 5 anni alla Camera, l’ingegnere materano ex Pci, Emanuele Cardinale 10 anni al Senato; l’avvocato Donato “Tuccino” Pace con 5 anni alla Camera; il lauriota senatore per tre mandati, Domenico Pittella, socialista; poi Silvano Micele 10 anni al Senato; poi Valerio Mignone, cardiologo del lagonegrese, anche lui due mandati al Senato; Giacomo Antonio Schettini, Pci, 5 anni a Montecitorio; poi Donato Michele Scutari, 86 anni di San Costantino albanese, amico di Giorgio Amendola per tre volte al Senato; due mandati anche per l’allergologo materano, Corrado Danzi due volte in Senato per l’Udc; il novantenne materano Michele Guanti due volte in Senato, Piero Di Siena di Rionero anche lui due volte in senato ed infine Pasquale (detto “Lillino”) Lamorte, presidente della Camera di Commercio di Potenza che con 25 anni alla Camera per la Dc, ha un vitalizio lordo mensile di 9387 euro.
Pierantonio Lutrelli
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