Palazzo Campanella
3 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Si concretizza la protesta della minoranza al Consiglio Regionale della Calabria dopo che nell’ultima seduta tutte le commissioni consiliari sono state appannaggio di esponenti della maggioranza che appoggia la presidente della giunta Jole Santelli (LEGGI).
«Da parte nostra, nessun assenso alla spartizione e nessuno alla ricerca di prebende. Nessuno di noi ha chiesto niente, se non di rispettare la prassi democratica, da tempo consolidatasi in moltissime assemblee regionali, di assegnare alla minoranza la presidenza della Commissione Vigilanza: per il semplice fatto che, in un consesso democratico, non è istituzionalmente opportuno che la maggioranza vigili su sé stessa».
Con queste parole il capogruppo del Pd alla Regione Domenico Bevacqua. e i consiglieri regionali Carlo Guccione, Nicola Irto, Libero Notarangelo e Luigi Tassone nel corso di una conferenza stampa convocata via Skype per «fare chiarezza» su quanto accaduto nel corso della seduta di ieri del Consiglio regionale hanno annunciato le loro dimissioni in blocco da tutte le commissioni.
«Quello che è successo nella mattinata di ieri – hanno sostenuto i consiglieri dem in un comunicato del gruppo – ha dimostrato il vero volto di questa maggioranza. La vicenda delle Commissioni conferma che nella maggioranza regna uno stato permanente di duello all’arma bianca. La giornata di ieri ha confermato che una maggioranza politica non esiste: esistono venti consiglieri che giocano ognuno per sé stesso e, se raggiungono i singoli obiettivi e avanza tempo, forse si ricordano pure che esiste la Calabria. Non sono bastati quattro mesi di battaglie interne e la creazione di una nuova Commissione per garantire una poltrona in più: ieri si sono superati, giungendo all’incredibile rinvio di 8 ore di una seduta consiliare nella quale poco è mancato che arrivassero ancora con gli elmetti in testa».
Per gli esponenti del Partito democratico «si è dinanzi ad un clamoroso errore e si ricorrerà al Tar per chiedere una formale marcia indietro al presidente del Consiglio ed alla maggioranza governativa. Non vogliono essere controllati? La verità è che si è assistito ad un processo antidemocratico e questo rappresenta un segnale evidente che si vuole svuotare di prerogative l’intero Consiglio».
Nel dettaglio per Bevacqua «le vicepresidenze non ci appartengono, sono servite solo a legittimare l’elezione da parte del centrodestra dei loro presidenti», mentre per per Pitaro «la maggioranza ha scritto un’altra pagina nera nella storia del consiglio regionale boicottando la minoranza e violando il regolamento eleggendo I vicepresidenti la cui elezione spetta alla opposizione». Infine, per Guccione «la forzatura fatta di convocare il Consiglio ed eleggere i vicepresidenti di minoranza di fatto è illegittima: devono ritornare in aula per eleggere l’ufficio di presidenza perché le nostre dimissioni produrranno l’illegittimità degli uffici di presidenza delle Commissioni».
Una differenza la minoranza la pone riguardo la commissioni anti ‘ndrangheta: «Di certo non meno grave – sostengono – quanto avvenuto. Sappiamo che è intervenuta personalmente la Meloni per costringere i suoi a rifiutarla. Se la minoranza avesse accettato, saremmo passati per quelli che, pur di racimolare qualche postazione, sarebbero stati disposti a mettere un tappo alle contraddizioni dirompenti tutte interne alla maggioranza».
«Il presidente del Consiglio – riporta ancora il comunicato – si è rivelato un mero esecutore delle decisioni della maggioranza. Ma il suo ruolo non è e non dovrebbe essere questo. La maggioranza si è rivelata per quella che è: un coacervo confuso che non è in grado di governare una regione come la Calabria».
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