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3 minuti per la lettura

di SALVATORE MAGARO’
Apprezzo la stampa che solleva questioni e ospita reazioni, che non si limita alla cronaca e agli editoriali. Segnatamente, alla descrizione apparentemente neutrale degli avvenimenti e al prodotto di visioni del mondo di solito sufficientemente cristallizzate. Mi piace di più quel quotidiano – e giuro caro direttore che non si tratta di una strizzata d’occhio – che dà spazio ai lettori, a più lettori, e che ovviamente pubblica risposte, contestualizzazioni e precisazioni. Questo tipo di stampa credo sia il precursore delle attività dei blog e dei social network, la cui funzione interattiva è grandemente facilitata dalla tecnologia. Ad esempio, ho letto con interesse una lettera segnata da un filo d’ironia e molto garbo (pubblicata nella cronaca di Cosenza) di una cittadina che ha deciso di abitare in un palazzo storico ma fatiscente della città vecchia e – il giorno appresso – la cortese, tempestiva, rassicurante risposta del sindaco. Un buon paradigma del dialogo ideale tra lettore e giornale e – contemporaneamente – tra cittadino e amministratore. Sto poi seguendo con divertimento la discussione sulla nuova comunicazione turistica della regione Calabria, quella dei bronzi che chiacchierano, giocano alla morra e tentano un’evasione dai loro piedistalli. Alcuni interventi mi sono sembrati fumosi, altri troppo ideologici, altri ancora legati all’affermazione di un “mi piace / non mi piace” poco argomentato. In pochi punti proverò a dire la mia. Ovviamente da calabrese telespettatore che reagisce alla pubblicità, come a un libro, un film o un programma televisivo, con un esercizio di critica. Se così non fosse vorrebbe dire che quello spot, quel film, eccetera era troppo debole e incapace di generare reazioni. Per trovare un dibattito anche più accalorato di questo bisogna andare alla campagna del 2009, quella de “gli ultimi saranno i primi” in cui Oliviero Toscani si cimentò – ritengo in modo velleitario – nel contrasto dei luoghi comuni: terroni, inaffidabili, mafiosi. Confidando, per contrastare quegli stereotipi, nel paesaggio rappresentato dal volto fresco e pulito dei giovani calabresi. Un solo volto simbolico, volti che erano la parte più bella del ragionamento, che si sapeva non sarebbero riusciti a bilanciare le quotidiane notizie di malaffare provenienti dalla nostra regione. Già dallo scorso anno invece ci si è rimessi sui binari della comunicazione turistica tradizionale e si sono affrontati i vecchi problemi legati alla ricerca di una immagine che sintetizzi la variegata offerta turistica: mare (con la complicazione che sono due – Jonio e Tirreno – cosa che anni addietro, quando la delega al turismo l’aveva Pino Gentile, ispirò un “due volte Mediterraneo”), montagna, arte, cultura, gastronomia. Prima col testimonial Gattuso che invitava a “metterci il cuore”, in una scena corale che finiva col contaminare anche i bronzi, col gesto del braccio piegato sul petto, che forse anticipava l’ironico protagonismo della recente campagna. Il tono di voce è umoristico e surreale, la conversazione tra i due mostra qualche arguzia (“così mi abbronzo”) ed è un pretesto per una carrellata veloce e tecnologica sui tanti paesaggi. Un tono che inevitabilmente provoca e provocherà qualche mal di pancia agli amatori di cose d’arte, almeno a quelli un po’ musoni e museali. Ma proprio a questi vorrei ricordare che la regione Calabria si è molto impegnata sul restauro dei bronzi e che questi ritorneranno (credo a settembre) ad abitare nel Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, in un Palazzo Piacentini ancora più bello e tecnologicamente avanzato. Insomma, lo scanzonato tour televisivo avrà presto termine e i due di Riace torneranno a essere i protagonisti silenziosi di un museo che si candida ad essere il più importante d’Europa. E poi, in conclusione, le reazioni dei cittadini calabresi sono importanti ma occorre non dimenticare che la comunicazione turistica è rivolta ai cittadini centro-settentrionali ed europei. Mi auguro saranno quelli ad alimentare il dialogo con questo giornale o – meglio ancora – che vengano a bisbigliare il loro pensiero nell’orecchio dei due protagonisti.

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