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E’ BUFERA sul ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, dopo le parole all’indirizzo di alcuni precari della pubblica amministrazioni definiti «l’Italia peggiore». Le affermazioni del ministro sono state stigmatizzate dall’opposizione come «estremiste» e «volgari», mentre da molte parti è arrivata la richiesta di dimissioni.
Ma il titolare della funzione pubblica in un comunicato si difende dicendo che l’Italia peggiore non è quella dei precari tout court, ma quella di coloro che «irrompono sistematicamente nei convegni» per «insultare i presenti».
Se da una parte il ministro Renato Brunetta precisa che i suoi giudizi sull’Italia peggiore sono rivolti a coloro che irrompono nei convegni e insultano, e sui politici che «si nascondono compiacenti dietro questi signori» (alludendo a esponenti dell’opposizione), dall’altra ribadisce la sua ricetta contro la disoccupazione giovanile: «Basta con la retorica del precariato – ha detto – ci sono 4 milioni di stranieri che vengono a fare i lavori che gli italiani non vogliono fare». Se si vuole lavorare – ha aggiunto- si vada alle 5 di mattina ai mercati generali «a scaricare le cassette».
E sulla bagarre di martedì al convegno il ministro Renato Brunetta non fa neanche un passo indietro: «Ridirei tutto e lo rifarei. È stato un agguato mediatico. La rete usata come un manganello. L’Italia peggiore – ha detto ancora – è quella che si disinteressa della concretezza dei problemi e della realtà: ho fatto più io per i precari della pubblica amministrazione che tutti i miei predecessori».
«Nelle espressioni estreme di Brunetta – dice il numero uno del Partito democratico, Pierluigi Bersani – è evidente la profonda incomprensione di quanto sta avvenendo nella società, e c’è da preoccuparsi perchè dal Governo non è arrivata alcuna autocritica sulla sua incapacità di agire davanti alla più grave crisi economica dal dopoguerra. Ha divorziato dalla realtà».
Il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, sostiene che il ministro, «se avesse un minimo senso delle istituzioni, dovrebbe dimettersi», mentre il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola parla di comportamento «inaccettabile».
Dall’Italia dei valori arriva una richiesta di dimissioni, perchè il ministro sarebbe «indegno del suo ruolo». La Cgil afferma che le dichiarazioni del ministro sono un «atto volgare che offende tutti», e non solo i precari, mentre il Nidil, il sindacato dei precari della confederazione, sottolinea come questi «mandino avanti parte della pubblica amministrazione».
Secondo i dati del Conto annuale i precari in effetti sono una parte consistente dell’esercito dei travet, con oltre 230.000 contratti flessibili (oltre ai 200.000 precari della scuola), che si aggiungono agli oltre tre milioni di dipendenti pubblici con contratto a tempo indeterminato.
Sui 230.000 lavoratori contabilizzati come precari dal Conto annuale 2009, nel 2011 la manovra correttiva dell’anno scorso ha previsto un taglio del 50%.
La polemica per ora non si placa e per oggi è previsto un sit in del comitato Il nostro tempo è adesso alle 18 davanti al ministero della Funzione pubblica.
«Ci fermiamo alla soglia del problema politico che l’arroganza del ministro porta alla luce – affermano gli organizzatori della protesta convocata per oggi – un popolo di precari e disoccupati a cui il Governo non offre nessuna risposta ma solo insulti e arroganza. Chi non se ne va, chi studia, chi lavora, chi lotta per i proprio diritti rappresenta l’Italia migliore. Un’Italia che vuole rispetto».
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