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LA Basilicata non brilla, ma neanche delude del tutto. Non nella corsa al battiquorum. E risale pian piano la china passando dal deludente 7,7 per cento di affluenza registrato alle 12 di ieri (unico dato più basso quello della Calabria, ferma al 6,8 per cento), al 23,4 per cento toccato alle 19. In serata la Basilicata del referendum guadagna un posizionamento quasi di testa, almeno nel Mezzogiorno. Poi, alle 22 il dato si attesta sulla media nazionale, con i due capoluoghi da record, e un dato complessivo lucano da 36,48 per cento. Quello che emerge, sbirciando tra le cifre diramate dalla due Prefetture lucane, è una sommatorie di piccole e grandi sorprese. Forse non del tutto inaspettato il dato potentino: l’affluenza nel capoluogo di regione, alle 22 svetta al 41,87 per cento. Poco prima, alle 19, Potenza si era guadagnata il primato tra i capoluoghi di regione del Sud con un 30, 6 per cento. Decisamente più basso, invece, il dato dell’intera provincia che si attesta, alla stessa ora, intorno al 24 per cento. Matera riesce a superare l’asticella nazionale, con il 43,1 per cento della serata. Nel materano l’affluenza più bassa si è registrata ad Accettura (alle 12, con il 3,02 per cento), mentre Calciano (ma solo nella rilevazione di mezzogiorno) riesce a superare la città dei Sassi con 9,85 (Matera aveva fatto registrare il 9,82 per cento). A ben guardare è Scanzano a trasformarsi in un “caso”: la terra della marcia dei centomila, la terra che da anni rivive lo spauracchio del deposito unico di scorie, non partecipa in forze alla battaglia del quorum fino al pomeriggio. Poi, l’inversione. Il quesito abrogativo delle norme in materia di energia nucleare, quelli sulle tariffe e la gestione del sistema idrico, la scheda sul legittimo impedimento richiamano in massa gli elettori della città. Alle 12 a Scanzano aveva votato il 7,32 per cento degli aventi diritto, alle 19 solo il 19,44; alle 22 si arriva, però, al 37,74. La partita è ancora aperta e in una regione in cui gran parte della popolazione è pendolare, bisogna attendere comunque il dato di stamattina per tirare completamente le somme. Ma qualcuno già canta vittoria. Felice Belisario, capogruppo di Idv al Senato, in una nota, ha spiegato di aver percepito, andando a votare, «un’aria nuova. Mi è sembrato di respirare un’aria più pulita e ricca di energia positiva perché le aspettative della maggioranza degli italiani, che si esplicano in questo voto così come in quello per i sindaci e i presidenti di Provincia di qualche settimana fa, sono un avviso che non può essere sottovalutato». E se l’Idv si dice pronto a raccogliere questa eredità, la corsa al quorum ha coinvolto anche altre sigle, partiti e movimenti che da settimane hanno impegnato risorse ed energie in una campagna informativa nata dal basso e radicatasi in rete. Tra i “big” pronti a dare l’esempio, il governatore Vito De Filippo (che nei giorni scorsi si era appellato ai sindaci lucani perché condividessero la necessità di un voto per questo referendum): si è recato nel seggio potentino di via Di Giura prima di mezzogiorno. Poco dopo, è un’altra l’istituzione che non mancherà all’appuntamento elettorale. Puntuale, sorridente, alla sezione numero 3 di via del Popolo, ha ritirato le sue schede il senatore Emilio Colombo. Ha affrontato la lunga scalinata della scuola elementare, ha chiacchierato qualche minuto con alcuni passanti, ha salutato gli agenti all’ingresso. «Presidente, anche lei qui?». Certo che era lì. E quasi si stupisce a doverlo spiegare, lui che ha contribuito a disegnare nel Paese i rituali della democrazia. «Se cominciamo a disertare le urne anche noi, meglio stare tutti a casa».

Sara Lorusso

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