La scioccante immagine dei camion con le bare delle vittime decedute con il coronavirus
4 minuti per la letturaTutti in procura! Oggi è il primo Denuncia Day, ovvero la consegna da parte del comitato «Noi Denunceremo. Verità e giustizia per le vittime di Covid-19» delle prime 50 denunce raccolte dal comitato e che verranno depositate in Procura a Bergamo. «Abbiamo lavorato per molte settimane per arrivare qui, alla nostra prima tappa di questo percorso – spiega il comitato che questa mattina ha chiamato alla mobilitazione dalle 8.30 – davanti alla Procura. Tutti insieme presenteremo le prime 50 denunce; chiunque può partecipare in supporto della nostra iniziativa, denuncianti e non solo».
Del resto il comitato lo aveva promesso sin dalla sua istituzione, avvenuta formalmente a fine aprile, dopo un mese di esistenza sui social, in seguito ad un «bisogno di giustizia e di verità per dare pace ai nostri morti che non hanno potuto avere nemmeno una degna sepoltura a seguito della pandemia di Coronavirus», si legge sulla pagina Facebook. L’intento è chiaro: «chi ha sbagliato dovrà rispondere alle nostre domande e assumersi le proprie responsabilità: se qualcuno poteva agire e non l’ha fatto, se qualcuno ha anteposto chissà quale interesse alla vita di migliaia di persone, egli (o essi) paghi penalmente per le sue azioni e risponda delle sue negligenze».
Sono decine le storie raccolte dal sito, suddivise in tre ambiti: ciò che è accaduto negli ospedali, le morti nelle Rsa e la mancanza di accertamenti tra i malati a casa e i loro familiari (sezione dall’emblematico titolo: nessun tampone). Da alcune di queste storie si sono originate le azioni legali che, precisa il Comitato sul suo sito, non comportano costi per chi le presenta perché «tutti gli avvocati si sono messi a disposizione del Comitato in forma del tutto gratuita. Tutte le denunce saranno rivolte verso ignoti. Saranno gli organi competenti a valutare le eventuali colpe e i possibili colpevoli». Sul banco degli imputati non si vuole trascinare il personale sanitario, bensì chi ha gestito i meccanismi; è una precisazione evidenziata sin dall’inizio dal Comitato: «non sarà possibile presentare denuncia verso ospedali, medici e personale sanitario, in quanto tutte le denunce saranno presentate a carico di ignoti e non è possibile chiedere un risarcimento economico tramite il Comitato perché tutte le azioni intraprese non hanno alcun fine di lucro».
Ma “Noi Denunceremo” non è l’unico soggetto con il quale le procure lombarde si stanno rapportando, anzi: tra chi punta il dito contro la cattiva gestione dell’emergenza e chi si difende, sono decine i fascicoli aperti, ai quali si è aggiunto anche quello, per ora solo conoscitivo (senza ipotesi di reato né indagati) della Procura di Milano che indaga sulla vicenda della fornitura di camici per personale sanitario da parte della Dama Spa, di proprietà di Andrea Dini e Roberta Dini, rispettivamente cognato e moglie di Attilio Fontana, governatore della Lombardia (LEGGI). Una fornitura senza gara d’appalto e con procedure burocratiche controverse. La storia è stata resa nota al grande pubblico dapprima da anticipazioni giornalistiche seguite, nel’’illustrazione dettagliata dell’episodio, dalla trasmissione Report andata in onda lunedì. Un’inchiesta che non è stata presa bene dal governatore, che ha incaricato i suoi legali di presentare diffide e querele e, in attesa degli sviluppi della magistratura, si è difeso su Facebook, offrendo la sua versione dei fatti, negando un possibile conflitto d’interessi e attaccando i media: «comprendo che l’esigenza sia far notizia e vendere copie, ciò che non comprendo sono le strumentalizzazioni scandalistiche tese a dare un’immagine distorta della realtà per abietti fini politici», ha scritto su un post precedente alla messa in onda del servizio su Rai3.
Dopo aver ricostruito dal suo punto di vista l’intera procedura della fornitura ha concluso: «nell’automatismo della burocrazia, nel rispetto delle norme fiscali e tributarie, l’azienda oggetto del servizio di Report, accompagnava il materiale erogato attraverso regolare fattura stante alla base la volontà di donare il materiale alla Lombardia, tanto che prima del pagamento della fattura, è stata emessa nota di credito bloccando di fatto qualunque incasso. Pertanto nessuna accusa può esser fatta a coloro che nel periodo di guerra al Covid-19 hanno agito con responsabilità e senso civico per il bene comune. Respingo fermamente ogni strumentalizzazione affidando alle autorità competenti la tutela della Regione Lombardia».
Ma Fontana è stato chiamato a dare conto della vicenda anche in consiglio: il capogruppo del Pd in Regione Fabio Pizzul sul suo sito ha pubblicato la lettera con la quale il suo partito avanza la richiesta: «Report ha eccepito l’assegnazione attraverso procedura negoziata (affidamento diretto) anziché che con gara a evidenza pubblica, ma questo sarebbe stato permesso dai poteri assegnati nell’ambito dell’emergenza pandemica. Tutta da chiarire, invece, la dinamica dell’intera operazione. Attendiamo chiarimenti».
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