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Se la Campania resta la prima regione in Italia dove è più diffusa l’illegalità ambientale, con 3.849 illeciti (pari al 12,5% del totale nazionale), 4.053 persone denunciate, 60 arresti e 1.216 sequestri, la Calabria è solo al secondo posto seguita da Sicilia e Puglia. È quanto emerge dal «Rapporto Ecomafia 2011» di Legambiente, presentato stamani nella sede del Cnel dove sono intervenuti, tra gli altri, il presidente del Cnel Antonio Marzano, il presidente nazionale Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, il vicepresidente della commissione antimafia Fabio Granata.
Nelle quattro regioni del sud si consumano circa il 45% dei reati ambientali denunciati dalle forze dell’ordine nel 2010.
Si tratta tuttavia di un dato in costante flessione rispetto agli anni precedenti, cui corrisponde una crescita di reati analoghi in altre aree geografiche, in particolare nel nordovest che si attesta al 12% a causa del forte incremento degli illeciti accertati in Lombardia.
Sono 30.824 gli illeciti ambientali accertati in Italia nel 2010, che hanno prodotto un fatturato di 19,3 miliardi di euro per i 290 clan coinvolti nel business dell’ecomafia. A colpire sono soprattutto i 2milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi sequestrati solo in 12 delle 29 inchieste per traffico illecito: secondo le stime di Legambiente, potrebbero formare una colonna di 82.181 tir lunga 1.117 chilometri, più o meno la distanza tra Reggio Calabria a Milano.
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