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DROGA ha detto di non averne presa, ma ne ha vista girare tanta, e poi violenza e quel codice fatto di rispetto e di omertà. «Lui è il boss di Potenza», le diceva Raffaele Pagano, che aveva più del doppio della sua età. Lei aveva appena dodici anni, e alla fine deve averci creduto.
Dieci anni dopo N.G., ventiduenne potentina, ha testimoniato in Tribunale i suoi ricordi di quel periodo. Ieri mattina è stata sentita dal collegio che deve giudicare gli imputati di un vecchio processo contro i basilischi soprannominato “Chewing gum”, perchè sembra che a Potenza, per un po’, la droga girasse in confezioni ricavate con la carta delle gomme americane.
Il «boss» era Gino Cosentino (in foto), alias “faccia d’angelo” che all’epoca dei fatti, a cavallo del 2000, viveva ancora a Malvaccaro. «Mi ha portato lì e mi ha presentato a Cosentino». Ha raccontato la ragazza. «Loro si facevano le canne», ha aggiunto, e lei sarebbe stata a guardare.
Quando è stata chiamata dagli agenti della squadra mobile di Potenza ha detto tutto, così ieri mattina ha dovuto soltanto confermare.
Il suo accompagnatore era Raffaele Pagano, anche lui di Potenza, oggi trentacinquenne e arrestato da ultimo soltanto la scorsa estate nel blitz dell’operazione “Alveare” contro lo spaccio di droga in città.
Il caso ha voluto che proprio ieri il Tribunale di sorveglianza ha accolto l’istanza di scarcerazione presentata dal suo legale, l’avvocato Raffaele Roccanova, mentre il suo nome veniva ripetuto più volte in udienza. Comunque sia non deve aver fatto in tempo a essere presente in aula per sentire il racconto della sua giovane amica.
«Lui mi disse che Cosentino era una persona temibile, ma non è che lui ne avesse paura. Erano amici, stavano sempre assieme. Lui faceva tutto quello che diceva Cosentino». La ragazza ha raccontato che in occasione di quelle visite a casa sua aveva conosciuto anche la compagna del boss e almeno una volta avrebbe assistito a una sfuriata di lui, che le avrebbe tirato un paio di schiaffi perchè voleva costringerla a restare mentre lei aveva tutta l’intenzione di lasciarlo.
«La droga era in un cofanetto beige», ha poi spiegato, ma di non aver mai assistito agli affari di quei due.
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