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POTENZA – Holly Stroud aveva diciassette anni, il 13 marzo del 2003. Heather Barnett era morta quattro mesi prima. Gli investigatori stavano ancora setacciando i video della telecamera di sorveglianza del Richmond Arms, un pub poco distante dall’appartamento della sartina. Verso l’ora del delitto c’è un uomo inquadrato mentre attraversa la strada. È incappucciato e cammina a passo spedito.
Quattro mesi dopo alle otto di mattina Holly Stroud sale sull’autobus per andare a scuola dalla fermata proprio davanti al Richmond Arms. All’epoca portava i capelli molto lunghi. «Mi sono sentita tirare e strattonare per i capelli. Poi mi sono girata e ho visto un uomo adulto». È Restivo. Per la Procura della corona non ci sono dubbi che sia stato lui.
Holly Stroub ora ha 25 anni, ma non l’ha dimenticato. Ieri mattina ha testimoniato davanti alla giuria del processo per l’omicidio di Heather Barnett nell’aula 2 del Tribunale di Winchester, e ha confermato tutti i dettagli di quel brutto incontro di otto anni prima, anche il più scabroso. «Mi sono accorta di avere una sostanza bianca appiccicosa nei capelli. Più tardi mentre li lavavo ho visto delle ciocche che cadevano nel lavandino».
Terminata l’esibizione degli elementi raccolti sulla scena del delitto, con Holly Stroub sono iniziate le deposizioni delle vittime del “vizietto” di Restivo. Un «feticista», per gli investigatori inglesi, che hanno registrato anche un colloquio con la moglie in cui lui stesso ammette di aver avuto un «problema» a riguardo, tipo un impulso impossibile da frenare. La prova è difficile perchè l’accusa vorrebbe dimostrare la responsabilità per l’omicidio della sartina di Bournemouth confrontando il profilo psicologico di Restivo e quello dell’autore del delitto, che ha lasciato proprio delle ciocche di capelli nelle mani della vittima: una appartenuta a lei stessa; l’altra a una persona che non è stata mai identificata.
Per l’episodio del 13 marzo del 2003 gli investigatori della polizia del Dorset sono riusciti a portare in aula anche un altro testimone. Mark Goddard si trovava sulla stessa corsa per andare al lavoro e si è ricordato della ragazza coi capelli che le arrivavano ben sotto le spalle, e dell’uomo che si sedette dietro di lei. «Le ha tirato i capelli dalla traversina dietro il sedile, e se li è poggiati sul ventre. Io l’ho fissato per attirare la sua attenzione e fargli capire che mi ero reso conto di che cosa stesse facendo. Allora lui ha mollato i capelli e si è rimesso a sedere appoggiato allo schienale. Poi ha fatto di nuovo la stessa cosa. Sarà stato alto 6 piedi (1.82 cm, ndr), portava gli occhiali da vista, capelli scuri, bianco appena leggermente abbronzato». La descrizione combacia con la fisionomia di Restivo. Resterebbe da capire cosa fosse quella sostanza «bianca appiccicosa» nei capelli, ma non ci sono analisi o campioni per poterlo affermare con certezza. Infatti in aula ieri mattina non si è scesi troppo nel dettaglio. La giuria però un’idea se la sarà pur fatta. Se si tratta davvero si tratta di un maniaco «feticista» con un’ossessione a sfondo sessuale per i capelli delle ragazze non ci vuole più di tanto.
Dopo Holly Stroud anche un’altra ragazza è salita sul banco dei testimoni per raccontare un secondo episodio dello stesso tipo.
Katie McGoldrick non ha saputo indicare con precisione la data in cui sarebbe avvenuto. «Tra settembre del 2002 e maggio del 2003 mi trovavo su un autobus diretta a scuola verso le nove di mattina, quando un uomo è salito e si è seduto molto vicino a me. Mi sono sentita strattonata e poi ho sentito un taglio. Dopo quel rumore lui è sceso alla fermata successiva al Richmond Arms (sempre lo stesso pub a due passi dalla casa di Heather Barnett che è proprio di fronte a quella di Restivo, ndr). Lui si è fermato al finetrino e ha fissato dentro. Un amico ha controllato i miei capelli e mi mancava una ciocca».
Anche lei in seguito avrebbe individuato quel soggetto in Danilo Restivo.
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